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La Bibbia come il Signore degli Anelli? La recensione di Noah, un fantasy in 3D

Gigantesche creature di pietra, pozioni magiche, angeli caduti e altre cose che non ci saremmo aspettati di trovare in un dramma biblico

La Bibbia come il Signore degli Anelli? La recensione di Noah, un fantasy in 3D

Gigantesche creature di pietra, pozioni magiche, angeli caduti e altre cose che non ci saremmo aspettati di trovare in un dramma biblico

La prima cosa da sapere di Noah riguarda lo shock culturale che induce: si tratta di accettare che il libro su cui è basato il sistema di valori dentro cui sei cresciuto, sia un fantasy con delle gigantesche creature di pietra. Per inquadrare il film di Aronofsky dovete cioè pensare a un incrocio tra La storia infinita e Il Gladiatore, un peplum con elementi sci-fi con tanto di mago ultracentenario (Matusalemme-Gandalf).
Ora, è chiaro che se azzeriamo l’approccio confessionale e osserviamo la Bibbia con il pragmatismo di un produttore hollywoodiano, riconosciamo nel Vecchio Testamento un fantasy potenziale e nel Nuovo – diciamo – un cinecomic potenziale. Ma è altrettanto chiaro che l’azzeramento della diffusa percezione “documentaria” del testo, ben al di là della simbologia miracolistica comunemente accettata e condivisa, sia un bel salto da fare. Ed è in questa ambiguità linguistica (che diventa tra l’altro anche ambiguità ideologica: nel racconto di Noè i 7 giorni della Creazione divina si uniscono incredibilmente a una visione darwiniana dell’evoluzione) che si nasconde il problema strutturale del film. Che stuzzica il palato dei credenti con un incipit realista (a parte un cane con le piume corazzate, ma vabbè), un incipit che fa pensare a quel tipo di storicizzazione del sacro che ti aspetti in casi come questo, per poi mollare pian piano gli ormeggi. Arrivano così battaglie tra angeli rocciosi e barbari, pietre magiche, miracolosi concepimenti, visioni e pozioni psicotrope. Per buona misura, aggiungete a tutto questo un sottotesto vegano (?).
Risultato: perplessi i filologi, perplessi i fedeli, perplessi i materialisti, perplessi i carnivori.
Al netto delle perplessità esegetiche, Noah resta comunque un eccezionale spettacolo catastrofico in 3D con un cast di superlusso (Jennifer Connelly è pazzesca e Russell Crowe fa sempre la sua figura) e un sincero abbandono a un immaginario kitsch/psichedelico che farà contento chiunque entri in sala con il solo presupposto di lasciarsi stupire dall’imprevisto.

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