Sono diversi anni che Sean Penn, a voler essere drammaticamente sinceri, non è più quello di una volta.
L’attore americano, vincitore di due Oscar da attore protagonista per Mystic River (2003) e Milk (2008), non recita ad alti livelli praticamente da sette anni (nel 2011 interpretò The Tree of Life di Malick e This Must be the Place di Sorrentino), si è reso protagonista di una falsa uscita razzista agli Oscar del 2015 ai danni del regista messicano Alejandro González Iñárritu («Chi ha dato a questo figlio di put**** la green card?», ma entrambi precisarono poi che si trattò di uno scherzo) e due anni fa ha portato in concorso a Cannes Il tuo ultimo sguardo (The Last Face) con la coppia Theron – Bardem (la prima era all’epoca la sua compagna, ma è seguita separazione fulminea), uno dei film peggio recensiti degli ultimi anni (e non solo). Per non parlare della bufera per la sua intervista al latitante El Chapo…
In un’intervista del CBS Sunday Morning con Tracy Smith andata in onda questo fine settimana, Penn si è lasciato andare a dichiarazioni che parlano chiaro sul suo rapporto, sempre più compromesso, con la recitazione: «Può essere grandioso quando lavori con bravi attori o bravi registi o buoni sceneggiature come mero esercizio, ma mi chiedo: ho la convinzione che tutto ciò sia duraturo? Potrei parlarne dal punto di vista intellettuale. Ma la verità è che, visceralmente, non ne sono più innamorato».
Penn ha anche in uscita il suo nuovo romanzo Bob Honey Who Just Do Stuff, dove a quanto pare l’autore non sarà tenero né verso Trump né verso il movimento #MeToo, a riprova di una deriva guittesca, provocatoria un po’ fuori controllo della sua immagine mediatica.
E voi, cosa ne pensate delle sue parole? Ditecelo nei commenti.
Fonte: Deadline
Foto: Getty Images
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