La critica ha adorato questo film crime ispirato a uno dei più controversi casi di cronaca
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La critica ha adorato questo film crime ispirato a uno dei più controversi casi di cronaca

È stato particolarmente amato dalla critica non soltanto per la figura atipica del detective, ma anche perché si ispira a una storia vera

La critica ha adorato questo film crime ispirato a uno dei più controversi casi di cronaca

È stato particolarmente amato dalla critica non soltanto per la figura atipica del detective, ma anche perché si ispira a una storia vera

La critica ha adorato questo film crime ispirato a uno dei più controversi casi di cronaca

I film crime e noir più belli non si limitano a chiedersi chi sia stato l’assassino, ma evocano nuove domande e nuovi interrogativi, ai quali spesso è lo spettatore a dover dare risposta. Tra i titoli che rientrano in questa tipologia c’è sicuramente il nordic noir Mýrin (Jar City), opera del 2006 diretta da Baltasar Kormákur e tratta dal romanzo Sotto la città dell’islandese Arnaldur Indriðason, il terzo della serie dedicata al commissario Erlendur Sveinsson.

In questa vicenda, il detective interpretato da Ingvar E Sigurðsson si trova davanti all’omicidio di un uomo di 69 anni, Holberg. Quello che inizia come un caso qualsiasi, tuttavia, finisce per dipanare una matassa di oscuri segreti nascosti, che conducono infine a una grande cospirazione ancora più disturbante. Più Erlendur procede nell’indagine, più è chiaro che il colpevole non è un semplice killer: dietro all’omicidio di Holberg potrebbe nascondersi qualcosa che sta minacciando l’intera nazione.

Questo film crime è interessante non soltanto per la figura atipica del detective, che risulta estremamente realistica sia negli aspetti professionali che in quelli personali (tra i quali il rapporto problematico con la figlia, dipendente dalla droga), ma anche perché è ispirato a uno dei casi più controversi che hanno colpito la cronaca islandese. Si tratta dello scandalo scaturito dal Health Sector Database Act, una legge varata dal governo islandese nel 1998 che attribuiva a deCODE Genetics la licenza esclusiva per la creazione di un database genetico nazionale, nel quale sarebbero state raccolte tutte le informazioni del DNA dell’intera popolazione del Paese. La questione ha generato una gran quantità di polemiche e controversie, soprattutto sulle tematiche della privacy, del consenso informato e della possibilità di commercializzazione dei dati personali e della ricerca scientifica sulla genetica. Di conseguenza, nel 2003 la Corte Suprema del Paese ha bollato l’iniziativa come incostituzionale.

Il film si chiede perciò cosa succederebbe se informazioni sensibili come quelle finissero nelle mani sbagliate. Il detective Erlendur, infatti, scopre che il caso che sta seguendo è collegato ad altri episodi avvenuti nel passato, e che la chiave per risolverli tutti risiede proprio nel confronto del DNA. Insomma, il protagonista non è alle prese soltanto con un omicidio, ma con una cospirazione sopita da decenni e basata su informazioni genetiche che forse avrebbero dovuto rimanere nascoste, perché diffuse e utilizzate all’insaputa dei diretti interessati. La verità a cui si giunge alla fine è disturbante, e collega il passato e il presente in modi che nessuno, men che meno il protagonista o lo spettatore, avrebbe mai immaginato. Non è un caso, infatti, che questo film crime sia stato particolarmente amato dalla critica, che lo ha ricompensato con un 94% di recensioni positive su Rotten Tomatoes.

Fonte: Collider

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