Le sopracciglia più famose d’America: intervista a Michael Keaton

È stato Birdman ed è stato un villain alato in Spider-Man: Homecoming. Adesso si mette ad addestrare killer per la CIA in American Assassin, un action movie che parla anche di terrorismo. Abbiamo incontrato l’attore, che non ha perso occasione per raccontare la sua particolare visione del mondo…

Birdman, Il caso Spotlight, The Founder, Spider-Man: Homecoming. Da quando è tornato in pista Michael Keaton ha infilato una serie notevole di successi di critica e pubblico, con un piede dentro il cinema d’autore e l’altro nel mainstream di qualità, sempre lasciando sui suoi personaggi l’impronta forte del suo talento, incarnazione dell’americano tenace, nevrotico e spesso senza scrupoli. La nuova scommessa delle sopracciglia più espressive di Hollywood ora si chiama American Assassin, action senza mezzi termini e adattamento dell’omonimo romanzo di Vince Flynn del 2010, in cui recita al fianco di Dylan O’Brien (Maze Runner, Teen Wolf) e Taylor Kitsch (True Detective). Keaton veste i panni di Stan Hurley, un veterano della Guerra Fredda che, su mandato della CIA, ha il compito di addestrare – attraverso metodi non proprio ortodossi – il giovane Mitch Rapp (O’Brien), uno studente universitario deciso a vendicare la morte della sua giovane compagna, vittima di un attacco terroristico mentre si trovavano in vacanza in Spagna.

Perché un ruolo del genere?
«Cerco di fare cose che non ho già fatto, e avevo voglia di tornare al lavoro. È un film di ampio respiro internazionale e sentivo che era il momento giusto per girarlo».

Ti sei dovuto allenare molto per la parte?
«Sì, ed è bellissimo quando sei obbligato a farlo, perché in caso contrario è molto facile mollare. Sono sempre stato abbastanza in forma ma mai in maniera maniacale. In generale sono una persona molto attiva, sono sempre fuori di casa e mi piace correre, ma non faccio pesi perché mi annoio».

A proposito di fisico e di questa storia: sotto tortura tu quanto resisteresti?
«Direi circa due secondi. Mio fratello mi prende sempre in giro, dice che cedo anche davanti a una tazza di cioccolata calda. Sarei molto curioso però di scoprire i miei limiti».

Cosa ti ha colpito al punto da farti accettare la parte?
«Lo script, che era ottimo. L’unico dubbio che avevo era che non volevo un approccio semplicistico».

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