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Lorax: il guardiano della foresta, parla Danny De Vito

Il nuovo film d’animazione dei creatori di Cattivissimo Me arriverà nelle sale il 1 giugno, intanto noi abbiamo incontrato il cast dei doppiatori ecco cosa ci ha detto Lorax in persona

Lorax – Il guardiano della foresta è il nuovo film della Illumination Entertainment, quelli di Cattivissimo Me e Hop, per capirci, diretto da Chris Renaud e Kyle Balda, basato sui racconti per bambini del  Dr. Seuss.
Il film che è ambientato in un mondo totalmente ricostruito dall’uomo dove non esiste nulla di naturale,  si fa portavoce di un forte messaggio ambientalista attraverso il racconto della storia di Ted, un dodicenne che, per fare colpo su una ragazza decide di mettersi alla ricerca dell’ultimo albero rimasto sulla terra. Durante le sue ricerche verrà a conoscenza di una “baffuta” creatura leggendaria: il Lorax.

In lingua originale il film è doppiato da Danny De Vito (Lorax) che presta la sua voce anche nella versione italiana, Zac Efron (Ted) e Ed Helms (Onceler), quest’ultimo nella versione italiana è doppiato da Marco Mengoni.

Abbiamo incontrato per voi il cast internazionale, ecco l’intervista con Danny De Vito, grande mattatore sia delle interviste che della conferenza stampa, che non solo ha dato la sua voce al Lorax italiano ma anche a quello spagnolo, tedesco e russo.

Best Movie: Come è stato tornare a doppiare un film d’animazione dopo parecchi anni (tra i suoi doppiaggi ricordiamo quello del personaggio di Filottete in Hercules).

Danny De Vito: «Non trovo grandi differenze tra quello che si faceva una volta e quello che si fa ora. Il percorso lavorativo è lo stesso, si cerca sempre di dare vita al personaggio nel modo migliore. L’unica differenza è che ora siamo costantemente ripresi da una telecamera che ci mostra quello che stiamo facendo».

BM: Hai avuto difficoltà a doppiare il Lorax in italiano?

DDV: «Non vedevo l’ora di arrivare in Italia (l’attore sembra veramente entusiasta di stare nel nostro paese n.d.r.). Doppiare in italiano è stato speciale per me, avevo un grande desiderio di farlo per questo ho messo tutto me stesso per dare la giusta intonazione e la giusta energia in ogni parola. Inoltre per fare un film del genere bisogna essere un po’ italiani, richiede così tanta gestualità e voi gesticolate in continuazione».

BM: Il film esprime un messaggio ambientalista così forte…

DDV: «Fare il film è stata un’esperienza straordinaria, questo è uno dei libri del Dr. Seuss che ha maggiore profondità anche per il suo contenuto in un certo modo profetico. Noi, con il nostro contributo, vogliamo che si torni ad un atteggiamento più sensibile e rispettoso verso il nostro mondo. Per esempio Onceler (il “cattivo” del film n.d.r.), non è un cattivo in toto ha sbagliato, e lo riconosce, capisce che non  si deve solo prendere ma guardare più avanti alle conseguenze delle proprie azioni, Se si agisce senza pensare abbiamo sempre bisogno di qualcuno che ce lo faccia notare e ci aiuti a tornare indietro sulle nostre scelte. Insomma c’è sempre una speranza di redenzione».

BM: Pensi che il film sia riuscito a rispettare lo spirito del libro?

DDV: «Ho pensato subito che l’adattamento del film avesse catturato lo spirito del libro. The Lorax è un libro in rima è temevo che, soprattutto nelle altre lingue, non si sarebbe riusciti a mantenere lo stesso ritmo, invece così non è stato, nonostante  in rima è stata mantenuta solo l’introduzione del film il messaggio e il ritmo sono gli stessi del libro.

BM: Come si è trovato a lavorare con Zac Efron e con tanti altri ragazzi?

DDV: «Lavorare con un giovane di pieno di talento come Zac è bellissimo. Stare insieme a tanti ragazzi in un’esperienza del genere è come costruire una cattedrale in cui proprio i giovani mettono un mattone dopo l’altro».

BM: Tornando al doppiaggio, qualche tempo fa anche Antonio Banderas ha prestato la sua voce nella versione italiana de Il gatto con gli stivali, pensi che sia una sorta di moda oppure è una necessità dovuta al non voler snaturare la voce del personaggio?

DDV: «Non sapevo Banderas avesse doppiato anche in italiano il film, in fondo lui parla spagnolo quindi è sicuramente più naturale e più semplice parlare italiano; io l’ho fatto come capriccio,  da sempre mi sarebbe piaciuto sentirmi parlare altre lingue, infatti ho registrato anche in spagnolo, tedesco e russo. L’italiano non è stato facile, forse posso fare bene l’accento: “una tazza di caffè, buongiorno come stai, bene eh? Tutto a posto”(effettivamente queste poche parole le pronuncia alla perfezione n.d.r.), ma non ho un ampio vocabolario. Ho avuto la fortuna di avere due consulenti straordinarie, arrivate dall’Italia, una è una cantante d’opera, che mi hanno affiancato per giorni e giorni correggendomi in ogni mia inflessione errata. L’italiano mi ha fatto sentire molto soddisfatto e sicuro di me. Non è stato altrettanto facile nelle altre lingue, in spagnolo ho fatto due versioni, una anche in castigliano, e il russo e il tedesco sono state una vera sfida. Il russo è come cercare di colorare un libro per bambini rimanendo strettamente dentro le righe mentre sei sulle montagne russe».

BM: Ci dai un giudizio sugli Oscar di quest’anno?

DDV: «Gli Oscar? Stupendi ma noiosetti, le solite vecchie persone che si congratulano vicendevolvente e le solite donne bellissime sempre con gli stessi vestiti da 20 anni (a questo punto Danny si alza in piedi e comincia a mimare ironicamente le pose delle varie attrici sul red-carpet), non se ne può più! A parte gli scherzi mi è piaciuto molto Una Separazione, veramente un bel film, così come straordinario è stato anche Millennium di Fincher e L’arte di vincere. Poi c’è stato quel film francese… The Artist… una storia già vista troppe volte».

BM: Tra doppiaggio, recitazione al cinema, al teatro, qual è la cosa che preferisci in assoluto?

DDV: «A dire la verità mi piace alzarmi la mattina e sapere che ho qualcosa da fare, non importa quale,  recitare sul set o a teatro, non c’è una cosa che preferisco in realtà, l’importante è avere da fare. Un’altra cosa che adoro è starmene sdraiato in giardino al sole con i miei cani, è bellissimo».

D: Cosa pensi dei film italiani?

R: «Non li conosco, conosco i vecchi maestri: De Sica, Fellini, Antonioni, Monicelli, ma non conosco la nuova cinematografia italiana. Ho lavorato con Monicelli in un film americano con Sophia Loren, è stata un’esperienza fantastica, è stata una delle mie prime esperienze, io sapevo pochissime parole di italiano e loro pochissime di inglese, ero preoccupatissimo anche perché lei era uno dei miei idoli, ma ha saputo mettermi a mio agio (e qui De Vito si lancia in un lungo e divertente racconto del primo giorno di riprese)».

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