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Nanni Moretti presenta Il sol dell’avvenire: «Il mio film è fatto per la sala, le piattaforme sono per le serie»

Sulla cornice della sua “casa romana”, il Cinema Nuovo Sacher, il regista ha parlato del suo nuovo film, della sua carriera, delle piattaforme streaming e della salute del cinema italiano

Nanni Moretti presenta Il sol dell’avvenire: «Il mio film è fatto per la sala, le piattaforme sono per le serie»

Sulla cornice della sua “casa romana”, il Cinema Nuovo Sacher, il regista ha parlato del suo nuovo film, della sua carriera, delle piattaforme streaming e della salute del cinema italiano

Una riflessione sul cinema, sulla politica e sull’essere umano malinconica, ironica, caustica, profondamente intelligente. Già considerato uno dei film “più personali” della carriera di Nanni Moretti – che però corregge subito tutti precisando: “Ogni mio film è personale” -, è stato presentato a Roma Il sol dell’avvenire, nuovo lavoro che si prepara a debuttare nelle sale a due anni dalla sua ultima fatica da regista, Tre piani

La storia è quella di Giovanni, un regista, e di sua moglie Paola, una produttrice. Mentre la stabilità del loro matrimonio inizia a scricchiolare, tanto che lei pensa di chiudere la loro relazione, i due si mettono al lavoro su un nuovo film, ambientato nel 1956 e con protagonista un giornalista dell’Unità e segretario del PCI. Intanto, Giovanni inizia a scrivere anche una sceneggiatura tratta da Il nuotatore di John Cheever e a immaginare di realizzare un altro film, con tante canzoni italiane sullo sfondo.

«Ci sono temi e personaggi che ho affrontato con il mio cinema precedente, ma la recitazione, la regia e la scrittura sono diversi, perché con il passare del tempo si cambia anche come persone», ha detto Moretti durante la sua chiacchierata con la stampa al Cinema Nuovo Sacher, sala di proprietà dello stesso regista. «Poco, ma nei decenni si può cambiare, e il modo in cui cambi si riflette anche in come lavori».

Il film sarà in concorso al prossimo Festival di Cannes al fianco di altri due titoli italiani, Rapito di Marco Bellocchio e La Chimera di Alice Rohrwacher.

«Ci vado con il mio solito spirito. Mi sembra che il film sia molto atteso in Francia. Pochi giorni fa sono stato a Parigi per controllare i sottotitoli e ho accettato che cambiassero il titolo in Vers un avenir radieux, ovvero Verso un avvenire radioso, un po’ ironico, basato su un vecchio slogan della sinistra francese. […] È davvero bello quando il pubblico vede un film in sala e ride, si commuove. Ed è ancora più bello se questo avviene in una sala come quella di Cannes».

È importante per Moretti che il suo film venga proiettato sul grande schermo e non diventi un prodotto da piattaforma digitale. Un modello distributivo sempre più diffuso e su cui lo stesso regista ironizza, utilizzando come “capro espiatorio” il colosso dello streaming Netflix, proprio in una scena de Il sol dell’avvenire.

«Ho sempre reagito andando controcorrente. A metà degli anni ‘80 c’era la tendenza a fare film finti-internazionali, che volevano piacere a tutti ma finivano col non piacere a nessuno. E allora io ho creato la mia casa di produzione per realizzare film davvero italiani. Qualche anno dopo le sale stavano chiudendo per far spazio al trionfo delle VHS e allora io ho aperto il Nuovo Sacher. E anche ora, in questo momento di difficoltà per le sale, ho scritto e diretto un film che è destinato a chi va al cinema. Le piattaforme vanno bene per le serie, i film si devono fare per il cinema».

Un discorso su cui Moretti, nella doppia veste di regista ed esercente, è tornato più di una volta nel corso della conferenza stampa. «Il cinema italiano è vivo, ma sembra che manchino la cura e l’attenzione. Come delle belle trasmissioni sul cinema in tv. I film e i registi ci sono ma non sempre hanno l’attenzione che meritano. Ma le opere che funzionano ci sono sempre e a volte anche il pubblico ti sorprende. Un esempio è il successo de Le otto montagne: chi se lo sarebbe mai aspettato. Da esercente io semplicemente combatto la crisi programmando dei buoni film».

Quanto alla sua carriera, Moretti si dice pronto ad andare avanti. Non è tempo di fermarsi. Anzi, dice ironizzando, siamo giusto agli inizi. «Ora sto chiudendo una prima fase della mia carriera a cui ne seguirà una seconda, di altri 50 anni. E perché no, ce ne sarà anche una terza!».

Foto: Getty (Ernesto Ruscio)

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