Non è facile parlare di crisi, non è facile parlare di crisi della famiglia, e soprattutto non è facile farlo in Italia. In un calderone di commedie, con stereotipi triti e ritriti, Francesco Bruni cambia prospettiva narrativa e con Noi 4 trova un nuovo espediente per raccontare storie di vita quotidiana immerse nel caos metropolitano.
Rimane impresso il caldo, l’afa dell’asfalto in una torrida giornata di giugno, e il sudore della camicetta di Lara (Ksenia Rappoport), d’adozione romana ma russa di nascita, ingegnere a capo dei lavori della Metro C (che per chi non vive nella Capitale possiamo solo dire che sono eterni tanto quanto la città stessa). Lara corre a destra e sinistra con il cellulare sempre in mano per rintracciare Giacomo (Francesco Bracci) nel giorno del suo esame orale di terza media. Tra una chiamata e l’altra al figlio, Lara litiga con Ettore (Fabrizio Gifuni), il marito da cui è separata anche a causa della sua negligenza e del suo essere un eterno ragazzino. Un artista in cerca d’ispirazione, che più che padre si comporta come un amico con Giacomo e sua sorella, Emma (Lucrezia Guidone), aspirante attrice ventenne con i sogni di gloria di chi vuole (ancora) rivoluzionare il mondo, partendo magari dall’occupazione del Teatro Valle.
Questo è il quadro che compone la famiglia “tipo” raccontata da Francesco Bruni, in una giornata importante e al tempo stesso come le altre. Un mescolarsi di realtà, ma soprattutto di verosimiglianza con la quotidianità. Certo, non tutte le famiglie italiane sono composte in questo modo, ma non è importante, perché Bruni va oltre, raccontando una verità che trascende la composizione famigliare.
Il difficile gioco dei ruoli fra genitori e figli, le aspettative in contrapposizione alla concretezza dei fatti, l’amore che diviene affetto e lega tutto, come un filo sottile e resistente.
Ricordi e realtà che si mescolano in un finale aperto, che fa sperare i più fiduciosi lasciando comunque un senso di concretezza e profonda veridicità.
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