Arriverà nelle sale il prossimo 10 gennaio, in 400 copie, il nuovo film di Massimiliano Bruno, Non ci resta che il crimine: l’attore e regista di tante commedie di successo si è cimentato con la storia di tre amici, Sebastiano (Alessandro Gassmann), Moreno (Marco Giallini) e Giuseppe (Gianmarco Tognazzi), che decidono di mettere in piedi un macabro tour turistico sui luoghi di Roma che hanno visto protagonista l’attività criminale della Banda della Magliana, l’organizzazione che ha ispirato il celeberrimo Romanzo criminale.
La svolta fantasy, però, è immediatamente dietro l’angolo: attraverso un portale spazio-temporale i tre si ritroveranno catapultati direttamente nel 1982, nell’Italia in festa per la vittoria dei Mondiali di Spagna, faccia a faccia con i veri boss della celeberrima cosca malavitosa romana. Un tuffo nel passato che porterà con sé rocambolesche e scoppiettanti avventure e una miriade di sorprese, tra cui l’impatto con “Renatino” (Edoardo Leo), spietato boss maglianese, e con il personaggio di Ilenia Pastorelli, donna del boss e sensuale spogliarellista in abiti succinti.
«Il titolo è chiaramente un omaggio a Troisi e Benigni e al loro caposaldo della nostra commedia Non ci resta che piangere – racconta il regista presentando il suo film alla stampa – Con gli sceneggiatori Andrea Bassi, Nicola Guaglianone e Menotti abbiamo voluto fare una commistione tra Romanzo Criminale e Ritorno al futuro, una commedia fantasiosa che incontrasse il poliziottesco all’italiana. Una action comedy con gli zoom sulle facce dei malviventi, gli split screen nel montaggio e un certo tipo di fotografia cupa funzionale alle tonalità del nostro racconto. Senza contare che, per mia fortuna, mi sono ritrovato a lavorare ancora una volta con Fulvio e Federica Lucisano come produttori e con una vera e propria nazionale della commedia italiana, in una storia corale dove ognuno degli interpreti dà il meglio di sé.»
Ed è proprio la commistione tra i generi e i riferimenti, unita a un tono brillante e fumettistico nel ridicolizzare figure realmente esistite a fini comici, il pilastro portante dell’operazione. «Nel nostro film il cattivo rimane cattivo ed è l’antagonista reale, mentre il pubblico sta dalla parte dei buoni, che sono tre uomini piuttosto farlocchi – aggiunge Bruno in risposta a chi gli chiede dei rischi di rendere “simpatici” dei criminali realmente esistiti come l’Enrico “Renatino” De Pedis interpretato da Leo – La società civile fa molto peggio del cinema e il cinema può solo fare bene, come ha fatto il bel film su Stefano Cucchi, Sulla mia pelle, creando un imbarazzo nelle istituzioni al fine di farle agire nel modo giusto. Nel nostro film non c’è niente di criticabile da questo punto di vista, anche perché non è che Don Matteo in Italia abbia creato una generazione di sacerdoti in Italia…»
Il film, come gran parte delle sceneggiature di Nicola Guaglianone, non ultima quella del recente La Befana vien di notte, ha un tocco all’americana, con un approccio decisamente disinvolto a diversi registri e moduli del racconto, action movie compreso. «Si è ricominciato in maniera credo abbastanza definitiva in Italia a fare commedie che siano diverse tra di loro – chiosa invece Alessandro Gassman – Con Massimiliano Bruno siamo al quarto film e sono molto onorato di questo. Una nota di merito, poi, se la merita Edoardo, che fa un cattivo vero che fa sembrare me, Gianmarco Tognazzi e Marco Giallini ancora più stupidi di quanto siamo!»
Essendo il film ambientando durante i Mondiali del 1982 che videro trionfare la nazionale italiana per la terza volta nella sua storia, non può mancare nemmeno l’effetto nostalgia. «Essendo ragazzino in quegli anni non ho solo visto le partite, è come se le avessi giocate anche – racconta in conclusione Edoardo Leo – Ci davamo i ruoli coi miei amichetti in piazza, c’era chi faceva Cabrini, mentre io ero sempre Bruno Conti.»
In merito alla sua interpretazione, nei panni di un malvivente che ha ispirato direttamente il Dandi del romanzo di De Cataldo, l’attore romano dichiara infine di non aver fatto particolari ricerche: «Ho accantonato ben presto la biografia del personaggio, perché in questo contesto non mi sembrava utile. Volevo esasperare la gelosia e la ferocia che erano già in sceneggiatura e moltiplicarle per mille, facendo sì che quest’uomo meschino risultasse quasi divertente nella sua cattiveria, trattandosi di un film comico. Di solito tra attori non ci si fa mai troppi complimenti, mentre in questo caso l’apprezzamento dei miei colleghi mi ha dato una forte spinta e tantissima carica.»
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