Parlare di omosessualità, di accettazione, ma con una leggerezza che non rinunci alle invenzioni della commedia, in una confezione lieve ma non per questo non riflessiva: è questo l’obiettivo dichiarato di Puoi baciare lo sposo, il nuovo film di Alessandro Genovesi (La peggior settimana della mia vita, Soap Opera) nelle sale dal 1° marzo. Protagonista una coppia di giovani italiani, Antonio e Paolo (Cristiano Caccamo e Salvatore Esposito, il Genny Savastano di Gomorra – La serie) che vivono a Berlino e che hanno deciso di sposarsi: il problema, adesso, è tornare in Italia e dirlo ai genitori di Antonio, interpretati da Diego Abatantuono e Monica Guerritore. Il film è ispirato al successo in scena a Broadway My Big Italian Gay Wedding e non a caso non disdegna delle traiettorie musical, che fanno irruzione nel tessuto del film di tanto in tanto, ma dalla porta principale.
«Ci tenevo che nessuno si sentisse rappresentato nel modo sbagliato, ma allo stesso tempo stavo raccontando una storia – dichiara il regista alla presentazione alla stampa del film a Roma – volevo una commedia, con una leggerezza che non fosse parodistica, farsesca, ma che lavorasse molto sul realismo e sul naturalismo. Il film è girato con una tecnica mista ma c’è molta camera a mano, che nella commedia italiana è usata molto poco perché si tende a rappresentare, più che a vivere insieme le situazioni. La chiesa con Papa Francesco è più aperta all’omosessualità, ne sono convinto: la scena in cui il prete interpretato da Antonio Catania si volta verso il ritratto del pontefice nell’esprimere la volontà di celebrare il matrimonio tra i due ragazzi è una provocazione tiepida, ma dopotutto Francesco stesso ha detto chi sono io per giudicare. Nel film ce ne sono tante altre, come Antonio che interpreta Gesù nella Via Crucis o il Cristo che crolla addosso al personaggio di Diego».
Abatantuono in Puoi baciare lo sposo è il sindaco di Bagnoregio, paesino in provincia di Viterbo famoso per il suo borgo medievale (Civita) tra i più belli d’Italia, soprannominato “la città che muore”. Un uomo in apparenza progressista, favorevole all’accoglienza dei migranti e all’integrazione del diverso, ma che non si dimostrerà altrettanto tollerante nel momento in cui dovrà fare i conti con l’omosessualità sessualità del figlio. «Credo sia davvero difficile, di questi tempi, trovare persone aperte, emancipate, evolute – chiosa l’attore milanese – Il teorema del babbuino proposta dalla sceneggiatura di Alessandro è molto forte: se il vicino si compra un babbuino buon per lui, purché non finisca dentro casa tua. Ci sono voluti millenni per alcuni per emanciparsi su certe tematiche e per molti tutt’ora non è facile. Io credo che la commedia all’ italiana, proprio come questa, abbia raccontato meglio di tanti film drammatici molte cose negative e drammatiche, come può essere un amore omosessuale se le famiglie non lo accettano. Penso a La grande guerra di Mario Monicelli, che ti rimane dentro più di altri film di guerra canonici».
La mamma di Antonio c’è invece Anna, che ha il volto antico, segnato, matriarcale di Monica Guerritore. Un personaggio altero e stranamente granitico per una commedia, con una fermezza primordiale, quasi da tragedia greca. L’attrice se ne dichiara entusiasta, ma è tutta l’operazione a galvanizzarla: «La bellezza di tutti questi personaggi è che sono scorretti, e nella scorrettezza trovano una verità. Il mio personaggio ha la forza tipica di tante donne, la loro accoglienza. Noi donne cambiamo come le lune, fin da piccole, per cui siamo molto più tese ad accogliere il nuovo, l’inatteso, ciò che non avevi previsto. Se tuo figlio ti porta a casa Genny Savastano di Gomorra devi pensarci almeno una notte, è il minimo, ma poi la decisione del mio personaggio nell’accettazione è fortissima. La cosa bella della proposta di commedia di Alessandro è che non vengono meno, allo stesso tempo, i sogni di questa madre: accetta la libertà del figlio, ma non rinuncia a voler fare un matrimonio in grande stile, chiama Enzo Miccio perché l’ha visto fare il wedding planner in tv. L’interprete, mi piace citare Meryl Streep, è colui che ti fa sentire ciò che il personaggio proverebbe in una situazione e io ho provato a farlo con questa madre».
«Non rinnego Gomorra – La serie – dichiara invece Salvatore Esposito, rilassato e a suo agio anche con i complimenti e gli ammiccamenti continui degli altri attori del cast – quando lavori su un progetto di successo internazionale è normale che la gente sia portata a identificarti con quel ruolo, ma sono grato di poter fare delle cose diverse. La voglia che avevamo era di raccontare una storia d’amore con sincerità, ma anche col divertimento che la commedia porta intrinseca dentro di sé».
Particolarmente rilevante in Puoi baciare lo sposo è l’apporto di Dino Abbrescia, che aveva già interpretato un gay in Cado dalle nubi di Checco Zalone e qui si trova alle prese con un autista di bus fuggito dal suo paesino pugliese alla volta della capitale tedesca. Un uomo che ha perso la sua famiglia perché scoperto a travestirsi da donna. «Il mio personaggio alla fine risulta paradossalmente il più risolto di tutti! Si libera dalla provincia, con la solitudine che ha addosso, approda a Berlino dove era già stato in gioventù e si accoda a questi ragazzi che in qualche modo accettano la sua depressione. Mia mamma ha visto il trailer, mi ha chiamato e mi ha detto: ma stai proprio bene! Ma stai meglio vestito da donna! Lei è una donna di Bari, semplice, che fa la pasta fatta in casa. Però mi ha dato la chiave di lettura del personaggio: lui sta bene, vestendosi da donna, e a contare è e deve essere solo la sua sensazione di benessere. Era un personaggio pericoloso, che poteva far crollare tutto il film e invece alla fine sgombera il campo da possibili equivoci».
Nel ruolo della bizzarra Benedetta c’è invece la cantautrice Diana Del Bufalo, alle prese con una ragazza stralunata, che proprio come lei ama il canto, specie se improvviso e inaspettato: «L’esuberanza del personaggio mi appartiene, forse Alessandro mi ha cucito il ruolo addosso. Benedetta è eterea, carina, dolce, ama incondizionatamente il personaggio di Dino e anche se si veste da donna a lei non gliene frega niente».
Chiude il cerchio Beatrice Arnera, giovane attrice che veste i panni di Camilla, ex fidanzata di Antonio che non si rassegna a perderlo e continua a marcarlo strettissimo, in maniera scorretta, invadente: «Il mio personaggio non si oppone per ragioni omofobe, è a suo modo innamorata, non riesce a mettere da parte la sua sociopatia da stalker e non accetta il fatto che il suo ex fidanzato si sia rifatto una vita. Ringrazio Alessandro che, oltre ad avermi regalato una chioma biondo platino, ha curato il mio personaggio in ogni singolo dettaglio, se funziona e piace è soprattutto e prima di tutto merito suo».
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