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Quentin Tarantino: Hateful Eight è un film contro la supremazia bianca

Parla a 360° l'acclamato regista, che dopo Django Unchained torna ad affrontare il tema razziale, racconta i progetti futuri e spara a zero su True Detective

Quentin Tarantino: Hateful Eight è un film contro la supremazia bianca

Parla a 360° l'acclamato regista, che dopo Django Unchained torna ad affrontare il tema razziale, racconta i progetti futuri e spara a zero su True Detective

Nel bel mezzo della post-produzione di The Hateful Eight, Vulture ha incontrato Quentin Tarantino per una bella chiacchierata. Lungo la quale ha spiegato che non ha mai dovuto rendere conto agli studios delle scelte fatte nei suoi film e che non segue le note della produzione, ma che fa quello che secondo lui è meglio per la storia. Inoltre, ha spiegato meglio il tema del film, parlato dei suoi progetti futuri ed espresso il suo parere su alcune serie tv, che ora vanno per la maggiore.

Parliamo del genere Western. Non se ne fanno molti…
«Ne sta venendo fuori qualcuno. Antoine Fuqua sta realizzando il remake de I magnifici sette, con Denzel Washington. Django è andato così bene che mi ha stupito che altri non abbiano seguito l’esempio. Una cosa che sicuramente va detta è che nessun genere ha raccontato meglio un periodo di quanto abbiano fatto i western nelle varie decadi. I western degli anni ’50 riflettevano l’America di Eisenhower meglio di qualsiasi altro. I Western degli anni 30′ riflettevano gli ideali di quegli anni, così come quelli degli anni ’40 che introdussero dei temi dark come oscuri erano quei tempi. Quelli degli anni ’70 erano wester antimitologici, i western del Watergate: anti-eroi, mentalità hippie o nichilista. Vennero fuori film in cui Jesse James risultava un pazzo maniaco omicida. In Dirty Little Billy, Billy the Kid è ritratto come un killer punk. Si cercava di raccontare le figure del West per come potevano essere davvero. Il più bel western degli anni ’80 fu  Silverado, che si potrebbe definire un Reagan Western».

Ebbene, che cosa racconta Hateful Eight degli anni 2010?
«Non sto cercando di rendere Hateful Eight contemporaneo in nessun mondo, né formalmente, né nei toni. Sto solo cercando di raccontare la mia storia»

Hateful Eight usa la Guerra civile come sfondo. Alla stessa maniera di Il buono, il brutto e cattivo?
«La guerra civile sta già avvenendo. Il mio film parla di questo e delle conseguenze razziali sei, otto nove, dieci anni dopo».

Ecco che cosa rende questo film così contemporaneo. Tutti parlano di problemi razziali al momento.
«Lo so e sono molto emozionato!».

Emozionato?
«Finalmente si affronta e si parla del tema della supremazia bianca. Ed ecco di cosa tratta il film».

Come è possibile che quello che è successo a Baltimora e Ferguson sia entrato in The Hateful Eight?
«Era già tutto nello script. Era già nel girato. È solo che adesso sembra diventato attualità. Non stiamo cercando di renderlo attuale. È già di per sé tempestivo. Sono contento che finalmente si stia parlando e affrontanto il tema del razzismo istituzionalizzato in questo paese, che è sempre esistito ed è stato ignorato. Io credo che sia un altro momento come gli anni ’60, in cui debba si debba essere esposti a quanto ciò sia stato terribile. Spero stia accadendo ora».

Hai detto che ti ritirerari dopo il decimo film, quindi tutti i progetti che hai menzionato negli ultimi anni — Killer Crow,The Vega Brothers, il crossover Django/Zorro – non vedranno mai la luce, giusto?
«No. Non penso che farò più Killer Crow, ma potrebbe essere l’unico di questi a essere realizzato».
Anche
Kill Bill 3 è fuori dai giochi?
«No, non lo è, ma staremo a vedere…».
Quali sono stati i suoi film preferiti dell’anno?
«Non sono riuscito a guardare niente. Quando faccio un film non posso guardare un tubo, però mi è piaciuto Kingsman e It Follows».
E cosa dice delle serie tv? Si è parlato molto di True Detective 2…
«Ho provato a guardare il primo episodio della prima stagione, e mi ha lasciato indifferente. Davvero noiosa. La seconda stagione, poi, sembra anche peggio. Già solo nel trailer ci sono tutti questi attori bellissimi che cercano di non essere bellissimi e camminano come se tutto il peso del mondo fosse sulle loro spalle. È tutto così serioso, e loro sono così tormentati mentre provano ad apparire miserabili con quei baffi e i vestiti stropicciati”.

Quale serie le piace, dunque?
«The Newsroom di Aaron Sorkin. Quella è l’unica serie che ho davvero guardato tre volte. La guardavo alle sette di sera della domenica, quando usciva l’episodio nuovo. Poi quando era finita la puntata la riguardavo. E poi finivo per riguardarla durante la settimana».

Fonte: Vulture

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