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Quentin Tarantino presenta a Roma C’era una volta a… Hollywood: «Il cinema non cambia la Storia, ma la influenza»

Il regista racconta il suo ultimo film, nelle sale dal 18 settembre: gli omaggi ai b-movie dei registi italiani tanto amati, da Sergio Corbucci ad Antonio Margheriti, alle mutazioni del cinema contemporaneo passando per le radici profonde della sua ispirazione. Al suo fianco Leonardo DiCaprio e Margot Robbie

Quentin Tarantino presenta a Roma C’era una volta a… Hollywood: «Il cinema non cambia la Storia, ma la influenza»

Il regista racconta il suo ultimo film, nelle sale dal 18 settembre: gli omaggi ai b-movie dei registi italiani tanto amati, da Sergio Corbucci ad Antonio Margheriti, alle mutazioni del cinema contemporaneo passando per le radici profonde della sua ispirazione. Al suo fianco Leonardo DiCaprio e Margot Robbie

Quentin Tarantino

Quentin Tarantino, come vi abbiamo ampiamente documentato in queste ore, è arrivato a Roma per presentare il suo ultimo film, C’era una volta a… Hollywood, insieme ai due attori protagonisti Leonardo DiCaprio e Margot Robbie: il trio ha catalizzato l’attenzione nelle giornate di ieri e di oggi, dividendosi tra la première ufficiale di venerdì sera e il photocall e l’attività stampa di stamattina, con tanto di bagni di folla nella cornice del cinema Adriano e una valanga di entusiasmo prevedibilmente alle stelle.

«Non so se il cinema ha la facoltà di cambiare la Storia, ma di sicuro può influenzarla», ha detto Tarantino alludendo alla sua nuova fatica, che vede nel cast, impegnato in ruolo da protagonista, anche Brad Pitt, grande assente della passerella italiana. E non a caso C’era una volta a… Hollywood, che segue le vicende dell’attore televisivo Rick Dalton (DiCaprio) e della sua storica controfigura Cliff Booth (Pitt) mentre cercano di farsi strada in una Hollywood che ormai non riconoscono più nella Los Angeles del 1969, altro non è che l’ennesimo atto d’amore smisurato del regista alla Settima Arte e alle proprie, personalissime passioni cinematografiche.

Tarantino l’ha pensato come chiusura di un’ideale trilogia sulla riscrittura della Storia, che triangola con i precedenti Bastardi senza gloria e Django Unchained ma fa il pieno – ed è un’assoluta novità rispetto ai precedenti cult tarantiniani – di un’atmosfera malinconica e romantica, dolce e svagata, che contrappunta in maniera sorprendente i dialoghi e le fiammate di violenza tipicamente nello stile del cineasta di Pulp Fiction. A emergere, sullo sfondo, è anche la figura dell’attrice Sharon Tate (Margot Robbie), eterea e angelicata, ironica e tenerissima, moglie di Roman Polanski e, nel film, vicina di casa proprio di Dalton in quel di Bel Air.

Di Caprio ha inaugurato la conferenza stampa parlando di com’è stato interpretare quest’ultimo personaggio, attore televisivo sul viale del tramonto, incastrato in ruoli da cattivo sempre uguali e prodotti di genere alimentari, tentato dalla possibilità svolta di approdare nel Belpaese per girare quei western all’italiana, i cosiddetti spaghetti western, da lui tanto osteggiati: «Il film parla di un’industria in grande mutamento e della difficoltà di sopravvivere e continuare a sentirsi vivi in questo mondo che cambia. Con Quentin ci siamo chiesti come fosse possibile ritrarre l’anima di uno come Rick in così pochi giorni di vita che mostriamo sullo schermo, cercando di evidenziare la natura di un uomo quasi bipolare, angosciato dalla mortalità e dal fatto che il mondo e la cultura possano andare avanti anche senza di lui».

«Quentin è una delle persone più cinefile che io abbia mai conosciuto – continua DiCaprio a proposito della lavorazione di C’era una volta a… Hollywood, che arriverà nelle sale italiane a partire dal prossimo 18 settembre -, Grazie a lui sono entrato per davvero nel mondo della televisione western degli anni ’50, ci ha condotti al suo interno con la passione e il rispetto che lo contraddistingue per dei registi che nessuno conosce. Quentin ha una conoscenza impressionante di qualsiasi filmografia esistente e così ho dovuto documentarmi anche io sul 1969, anno di transizione cruciale per gli Stati Uniti, dopo il quale molte cose sarebbero cambiate definitivamente». 

A Tarantino viene poi chiesto direttamente quale sia la differenza più macroscopica tra il cinema del presente e quello del passato: «Trovo che sia profondamente cambiato già dagli anni ’90, quando io ho iniziato a fare questo mestiere – dice il regista – quindi se mi si chiede di tornare indietro addirittura al 1969 la situazione si complica non poco e non saprei davvero cosa rispondere. Sta di fatto che a quel tempo i set si costruivano davvero, manualmente e con l’artigianato, senza ricorrere a effetti speciali e post-produzione. Però non voglio fare il vecchio rompiscatole che dice che il passato era sempre e comunque meglio del presente!».

Il film provvede a citare e a omaggiare diversi registi italiani di b-movie notoriamente idolatrati dal regista: «Amo i film di genere, il western, la commedia sexy all’italiana, i film di cappa e spada, meno i peplum ambientati nell’antica Roma e via discorrendo, ma gli spaghetti western li adoro. La cosa straordinaria di tanti film italiani è che reinventavano i modelli canonici cui s’ispiravano, da L’ispettore Callaghan a Il braccio violento della legge, producendo degli esiti assolutamente originali e dando nuova linfa ai generi. Senza dimenticare che registi come Sergio Corbucci, Sergio Sollima, Duccio Tessari e Sergio Leone avevano iniziato come critici, per poi fare gli sceneggiatori, i registi di seconda unità e infine i registi in solitaria. Proprio come i cineasti della Nouvelle Vague. Del cinema italiano mi piace anche la sua qualità lirica, operistica, surreale, sopra le righe. Il primo libro che lessi sul tema s’intitolava “The Italian Western: The Opera of Violence” e credo che io stia tentando di fare proprio questo col mio cinema, lungo tutta la mia carriera».

A vestire i panni di Sharon Tate in C’era una volta a… Hollywood c’è infine, come già anticipato, Margot Robbie, il cui personaggio viene mostrato nel film mentre si reca in una sala a vedersi recitare nella commedia brillante The Wrecking Crew, anch’essa apprezzata da Tarantino e tradotta in italiano con il titolo telegrafico, surreale e fuori di testa Missione compiuta stop. Bacioni Matt Helm. Quando Tarantino lo scopre in diretta, è difficile contenere la sua proverbiale e contagiosa risata, alla quale si accodano anche DiCaprio e la Robbie. Quest’ultima, a tal proposito, conclude: «Girando quella scena i ricordi di Quentin e della sua prima visione di quel film hanno preso vita. Io nel 1969 non c’ero, sono nata molto dopo, ma la sua precisione nel costruire il set è tale che hai la sensazione di essere catapultata nel periodo che lui racconta».

Di seguito i video dell’evento postati sul nostro account Instagram, compreso l’ultimo in cui Tarantino lo definisce «una delle conferenze stampe più intellettuali alle quali abbia mai partecipato!», per poi congedarsi e salutare con un vigoroso e gioviale: «Grazie! Grazie!».

https://www.instagram.com/p/B0tA5l0Haw3/?utm_source=ig_web_copy_link

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Foto di copertina: Getty

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