Il Torino Film Festival chiude con la folle sparatoria di Free Fire. La recensione dell’action con Brie Larson

Ben Wheatley, uno dei registi britannici più interessanti in circolazione, firma uno spettacolare action tutto ambientato in una fabbrica dismessa. Un film pulp, ironico e con un ottimo cast

Una sparatoria che dura praticamente tutto il film: questo è Free Fire. L’ultima fatica di Ben Wheatley (ovvero uno dei registi britannici più interessanti in circolazione; suo il piccolo cult Killer in viaggio e il meno riuscito ma comunque affascinante High Rise) mette in scena un iperbolico gioco al massacro che parte dalla compravendita di 300 fucili e coinvolge 13 persone, di cui la metà sono degli ingestibili idioti. Da qui, una folle carneficina che esplode per futilissimi motivi e dove a un certo punto i protagonisti sembrano dimenticarsi da che parte stanno: sparare ai propri compagni o ai nemici non fa differenza, l’importarsi è salvarsi. Il risultato è uno spettacolare action a porte chiuse (tutto si svolge nello scheletro spettrale di una fabbrica in disuso), dove fa incursione un’ironia pulp intrisa di assurdo. In sintesi, un sanguinario spettacolo teatrale come se fosse messo in scena da un Tarantino meno scatenato e più patinato. 

Nel dettaglio, la storia è questa: siamo a Boston, negli anni ’70, e nella notte due bande si incontrano per la fase finale di una compravendita di armi. Da una parte, una delegazione dell’IRA (l’Esercito Repubblicano Irlandese); dall’altra i trafficanti. Sfruttando un’impostazione teatrale che rispetta le tre unità aristoteliche di spazio-tempo-azione, il film segue in diretta lo svolgersi della sparatoria mantenendo lo sguardo sempre sugli stessi personaggi che agiscono sempre nello stesso luogo: grazie anche a questo escamotage la tensione si mantiene alta, ma più che adrenalinici inseguimenti o scontri frontali, ci troviamo immersi in un “action di posizione”. Quasi un film di guerra, in trincea, dove l’azione è spesso in stallo, con i guerrieri feriti che si trascinano sanguinanti, mutilati, per terra. A differenza dei war-movie, però, qui i personaggi sono duri a morire, e l’effetto comico deriva anche dal loro rialzarsi, resuscitare e combattere nonostante la dozzina di pallottole in corpo o le feriti mortali alla testa.

Prodotto, tra gli altri, da Martin Scorsese, il film ha una trama a tratti prevedibili ma trae forza da un cast corale di ottimi attori tra cui spiccano Brie Larson (premio Oscar per Room) nei panni dell’unica donna, bella quanto spietata, e Armie Hammer, criminale vanitoso e letale che tra una raffica e l’altra di proiettili si ritaglia il tempo per aggiustarsi i capelli e fumarsi qualche canna. L’umorismo è fondamentale in Free Fire, ma è anche evidente che il film nasconda, sotto i dialoghi sarcastici, e sotto le macerie, il sangue e la polvere, un’acuta riflessione sulla deriva individualista del nostro mondo dove, a causa di futili motivi, o soldi, o ideologie, siamo destinati a essere inevitabilmente, sempre, tutti contro tutti

Free Fire uscirà nei cinema italiani nel 2017.

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