Tutto quel che ci si aspetta da un sequel: la nostra recensione di Kick-Ass 2

Abbiamo visto in anteprima il cinecomic diretto da Jeff Wadlow e ve ne parliamo qui

Kick-Ass 2 è, nel bene e nel male, tutto quel che ci aspetta da un sequel: più grosso, più ricco, più spettacolare. Al posto di un villain c’è un’intera squadra, costumi e gadget dei supereroi acquistano dignità (quasi tutti), ci sono più morti, e più pesanti; quello di Jeff Wadlow è un film che non tira mai indietro la mano, anche a costo di esagerare, di perdersi in mille rivoli di trama, di dover spiegare anche l’ovvio. In un momento in cui i sequel giocano spesso di sottrazione – per poi esplodere nell’ovvio, terzo capitolo –, Kick-Ass 2 funziona al contrario, e che si approvi in pieno o meno alcune scelte di scrittura e regia non si può non applaudirne almeno il coraggio.

Dave Lizewski (Aaron Taylor-Johnson) è un uomo con una missione, solo che non lo sa; dopo aver sconfitto il mafioso Frank D’Amico nel primo film si ritrova a doversi reinventare non solo come supereroe ma anche come uomo: la fidanzata Katie lo ha mollato, i suoi exploit in tutina sono quasi una vergogna per lui, soprattutto Mindy/Hit-Girl (Chloë Moretz) è piombata nella sua scuola a scombinargli la routine. Ma soprattutto, Dave non vuole rinunciare a essere Kick-Ass: coopta così Hit-Girl per farsi addestrare, comincia la ricerca attiva di altri supereroi a cui unirsi, alla fine si ritrova invischiato con un ex-mafioso-diventato-vigilante, Capitan Stelle e Strisce (Jim Carrey), guida della Justice Forever. È qui che Kick-Ass 2 mostra la sua identità citazionista: l’arco narrativo di Kick-Ass e Hit-Girl è preso di peso da Watchmen, con tanto di dubbi di entrambi i protagonisti riguardo all’opportunità di farsi giustizia da soli, e il risultato è un film in cui le scene d’azione sono ridotte in favore di crisi di coscienza (per lui) e momenti da vero e proprio teen drama (per lei).

Il film è, in ultima analisi, la preda di coscienza del proprio inevitabile destino per Dave e Mindy; molto più spazio viene dedicato alla crescita di Hit-Girl – e applausi alla Moretz, come sempre), e anche il villain, immancabile, è tornato in pista per eliminare i due, più che per qualche scopo davvero malvagio. Fatta salva Hit-Girl, suddetto villain è l’aspetto migliore del film: Red Mist (Christopher Mintz-Plasse) è tornato con il nome di The Motherfucker, con un gruppo di scagnozzi pronti a tutto per compiacerlo, con una luce folle negli occhi e con un approccio al genere totalmente anarchico. È quando compaiono lui e i suoi Toxic Mega Cunts che Wadlow, alla regia al posto di Matthew Vaughn, dà il meglio di sé, coreografando combattimenti che sembrano danze (non per niente Wadlow ha diretto Never Back Down) ma ripresi spesso con camera a mano e sempre selvaggi, sempre confusi e violenti.

Quel che il film guadagna alzando il volume lo perde però dal lato emotivo: svanita la novità del primo capitolo, Kick-Ass 2 è più freddo e scolastico quando si parla di sentimenti, parti dedicate a Chloë Moretz escluse. Dave non è più un simpatico sfigato ma comincia a diventare “solo” un tizio debole e un po’ capriccioso, e pure il momento più drammatico del film non ha lo stesso impatto che aveva la morte di Nicolas Cage nel primo capitolo. Ci si diverte comunque, e anche molto, ma si ha più l’impressione di assistere a un film di supereroi standard più che al prosieguo della storia di Kick-Ass, supereroe senza superpoteri. D’altra parte è un difetto molto frequente in ogni secondo capitolo di trilogia – e visto quel che Kick-Ass 3 promette di essere possiamo tutto sommato stare tranquilli.

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