Un Festival da leoni

Dopo anni di austerità più o meno obbligata, il programma dell’edizione 2015 è ricchissimo di grandi nomi e film dall’appeal popolare, a partire dai “blockbuster di qualità” Everest e Black Mass. Una Mostra per tutti, che non rinuncia comunque ai grandi autori come Sokurov e Bellocchio

La Mostra restituita alla gente. Il valore di un Festival si può giudicare solo dopo aver visto i film, ma il valore di una selezione è chiaro subito dopo l’annuncio del programma, e l’edizione 2015, dopo alcuni anni di austerità frutto di problemi pratici e di scelte discutibili, si presenta ricca sia di stimoli cinefili che di appeal popolare. In pratica Venezia ha fatto alcuni passi verso Toronto, aumentando la quota di cinema anglofono ad alto tasso di divi – e quindi la fotogenia dei suoi red carpet – ma senza rinunciare al meglio del cinema d’autore disponibile sulla piazza né alla volontà di esplorare cinematografie e linguaggi meno noti (in concorso ci sono ad esempio per la prima volta un film sudafricano e uno venezuelano), un equilibrio tutt’altro che semplice. Le scelte fatte per la selezione americana sono particolarmente indicative della buona vena di Barbera e della sua squadra: fuori concorso due esempi di mainstream di qualità (Everest e Black Mass), un indipendente con un tema fortissimo e un grande cast (Spotlight) e un titolo di puro genere (Go with Me); in concorso il Cary Fukunaga che ha firmato l’acclamata prima stagione di True Detective (Beasts of No Nation), la cantautrice e performer Laurie Anderson che debutta come regista a 68 anni (Heart of a Dog), il genio sociofobico di Charlie Kaufman (Anomalisa, girato in stop-motion) e un giovane romantico di enorme talento come Drake Doremus (Equals). Di tutti questi film vi parliamo più in dettaglio nelle schede dei venti titoli del Festival da non perdere, ma il menù spazia con equilibrio dall’offerta delle major, a quella emergente del VOD (Fukunaga è prodotto da Netflix, e sarà distribuito in contemporanea negli USA in streaming e in sala) fino all’indie più o meno spinto. E aggiungiamoci che Barbera ha provato fino all’ultimo a prendere anche Crimson Peak sentendosi rispondere dalla Legendary che i loro film non vanno ai Festival…

PIÙ DIVI PER TUTTI
Se a questi titoli sommiamo anche le prime mondiali di The Danish Girl di Tom Hooper, Predestination di Atom Egoyan, A Bigger Splash del nostro Luca Guadagnino, Man Down di Dito Montiel, The Childhood of a Leader di Brady Corbet e il corto The Audition firmato da Scorsese (per i casinò di Macao), ci ritroviamo con una lista di star che farà la gioia dei presenti al Lido e soprattuto dei media, garantendo l’attenzione che è vitale per qualsiasi kermesse che non sia rivolta unicamente agli addetti ai lavori o rassegnata all’anonimato; e che ultimamente da queste parti era calata spaventosamente, mettendo in crisi le sponsorizzazioni e scoraggiando la stampa internazionale (perché l’attenzione, gioverebbe ricordarlo, ha un valore economico e uno culturale, ovvero grandi benefici e nessuna controindicazione). Tra i nomi confermati e quelli potenziali ci sono: Jake Gyllenhaal, Josh Brolin, Keira Knightley, Johnny Depp, Dakota Johnson, Ralph Fiennes, Tilda Swinton, Idris Elba, Eddie Redmayne, Anthony Hopkins, Ray Liotta, Kristen Stewart, Nicholas Hoult, Christopher Plummer, Robert Pattinson, Shia LaBeouf e… Leonardo DiCaprio e Brad Pitt (sono nel corto di Scorsese: sarà dura, ma non si sa mai). Mentre mancherà di sicuro Benedict Cumberbatch, anche lui in Black Mass ma impegnato nei giorni della Mostra sui palchi londinesi nei panni di Amleto.

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Foto: Getty images

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