Un’ora e mezzo di divertimento sofisticato. La recensione di Tutto può accadere a Broadway

Una classica commedia degli equivoci che volteggia tra vecchia Hollywood, Woody Allen e nevrosi contemporanee. Da oggi al cinema, con un cast corale che vede brillare un'adorabille Imogen Poots e una svitata Jennifer Aniston

Isabella “Izzy Patterson è una escort newyorchese che finisce a letto con un regista famoso di nome Arnold Albertson. Questi al termine della prestazione le regala 30mila dollari affinché lasci quella vita e realizzi i suoi sogni. E infatti Izzy abbandona la professione e ottiene un provino per una pièce teatrale di cui guarda caso il regista è proprio Albertson. A complicare il tutto c’è il fatto che la protagonista dell’allestimento è la sospettosissima moglie, la star del teatro Delta Simmons, affiancata dal partner sulla scena e aspirante amante anche nella vita Seth Gilbert, che sa della tresca tra Izzy e Arnold e ha intenzione di usarla a suo vantaggio.

Se a questo groviglio si aggiunge uno sceneggiatore sensibile che si innamora di Izzy dopo aver mollato una psicoterapeuta nevrotica e intrattabile, che guarda caso è proprio la consulente della ragazza, e un giudice arrapato che va dalla stessa terapeuta per guarire la sua ossessione per Izzy e nel frattempo assolda un detective privato per pedinarla, il quadro è completo. «Una città di otto milioni di persone e tutti conoscono tutti» sbotta a un certo punto la ruvida psicologa intepretata da Jennifer Aniston. E in effetti è solo in questo genere di commedia degli equivoci che tutti i personaggi coinvolti possono trovarsi nello stesso momento nello stesso luogo. Un’unità di tempo e di luogo ricorrente (al ristorante, nei corridoi dell’hotel…) che dà vita a situazioni imbarazzantissime e molto divertenti, come se gli abitanti della metropoli vivessero in una piccola cittadina di provincia dove tutti sanno i fatti di tutti e si intromettono.

È una vera fortuna che Wes Anderson e Noah Baumbach, con lo zampino di Owen Wilson, abbiano deciso di fare da produttori esecutivi all’ottantenne fuoriclasse Peter Bogdanovich, aiutandolo a trasformare in film una sceneggiatura seppellita in un cassetto da una decina d’anni. Bogdanovich attinge a piena mani da Lubitsch, Hawks, Capra e Sturgess e non ha paura di farsi beccare con le mani nel vasetto della marmellata. E tuttavia la sua non è un’operazione del tutto nostalgica o di modernariato, perché immerge i toni e i ritmi della screwball comedy nel cinema alla Woody Allen prima maniera e ci aggiunge un tocco di cinismo contemporaneo. Il risultato è soprendente, perché possiede il savoir faire della vecchia Hollywood e la complessità dei rapporti di oggi. Una commedia degli equivoci scoppiettante, colta e dai dialoghi accelerati, recitata da un cast di alto livello, composto da Imogen Poots, Owen Wilson, Kathryn Hahn, Will Forte, Rhys Ifans e Jennifer Aniston. Va detto che la Poots è l’adorabile rivelazione del film, ma i momenti più divertenti li regala la Aniston nei panni di una svitata che asfalta chiunque si metta sul suo cammino.

 

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