«Who run the World? Girls!» La recensione di Pitch Perfect 2

Le Bellas tornano domani al cinema, più irriverenti che mai

Se dopo il primo capitolo vi siete improvvisati suonatori di tazze e bicchieri – tentando di riprodurre la celebre Cups, con cui Beca (Anna Kendrick) si guadagnava il posto tra le Bellas -, questa volta prenoterete i biglietti aerei per Copenaghen. È li che le campionesse nazionali del canto a cappella sono dirette, decise a compiere un’impresa mai riuscita prima d’ora a nessuna squadra americana: vincere i mondiali di questa disciplina. Estromesse dalle competizioni nazionali dopo aver perso la faccia e mostrato il sedere (letteralmente, e non solo quello) le Bellas devo però prima risolvere un paio di grane: capire come battere i perfidi tedeschi Das Sound Machine e ritrovare la giusta sonorità e spirito di squadra, nonostante Beca sembri più interessata al suo tirocinio in una casa di produzione discografica, piuttosto che ad arrangiare nuovi brani per il gruppo.

Dietro la macchina da presa del sequel di questo ennesimo cine-talent, baciato da un successo clamoroso (115 milioni di dollari nel mondo per un film che ne era costati 17) soprattutto grazie alla qualità delle interpreti, questa volta c’è Elizabeth Banks, la Effie Trinket di Hunger Games, alla sua prima prova da regista, e che ritorna anche nel ruolo di speaker di ogni competizione. Elemento centrale resta naturalmente la musica – impreziosita da curatissime coreografie – tanto che la concentrazione cala nelle scene fuori dal palco; per rialzare la soglia di attenzione, lo sceneggiatore Kay Cannon ha punteggiato la scrittura di frasi al vetriolo e battute politicamente scorrette, a volte oltre il livello di guardia, e i toni più affilati fanno sì che il franchise si sdogani una volta per tutte dalle atmosfere fiabesche dei musical disneyani.

Le Bellas sono espressione del Girl Power (“Who run The world? Girls!“, cantano a squarciagola): scelgono gli uomini – la componente maschile è lasciata sullo sfondo – e il proprio futuro, e stando agli incassi americani (110 milioni di dollari dopo due weekend, e primo capitolo già sorpassato a livello mondiale) hanno fatto la scelta migliore.

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