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Allacciate le Cinture: la recensione di adamolavigna

Ci sono diverse cose che non quadrano e diversi motivi per non vedere il film. E non partite prevenuti su Francesco Arca perché è’ il male minore, inespressivo come pochi si ( forse l unica espressione degna di nota ,per la gioia delle fanciulle, e’ quella delle chiappe nude che spesso fanno capolino sullo schermo) ma tanto ce lo giochiamo con al massimo 5/6 battute/dialoghi di contorno e poverino non se la cava poi troppo male, abbiam visto di peggio. Kasia poi e’ divina, quasi angelica nella sua magrezza e nelle forme, di una bellezza a volte sconvolgente, brava sta acquisendo una dimensione europea e quel poco di buono che c e nel film e’ merito suo. Quindi la causa di tutti i mali e’ lui, Ozpetek. Era il portavoce di un cinema autoriale, tra alti e bassi sia chiaro, ma da La finestra di fronte in poi ( tranne il l’intenso Saturno contro e il divertente Mine Vaganti ) ha imboccato la via del non ritorno , prima col terrificante Cuore sacro, seguito dal pessimo noir Un giorno perfetto per finire con l assurdo Magnifica presenza (dove è riuscito a rovinare pure Elio Germano, il miglior attore italiano per i prossimi 20 anni ). Adesso completa l opera di disfacimento con quest’ultima mattonata, dove si passa da un primo tempo noioso e soporifero ad un secondo dove con twist di 13 anni si ribaltano caratteri e caratteristiche dei personaggi così in scioltezza , spiccatamente almodovariano e talmente drammatico e strappalacrime da arrivare ad infastidire, innervosire, quasi stuccare a tratti.Due punti in più per l’onirico e poetico finale, scandito in contrasto dalle note sempre pungenti di a mano a mano di Rino Gaetano

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