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The Flash è la miglior superhero comedy della DC, aspettando James Gunn. La recensione

Arriva nelle sale, dopo l’anteprima italiana al Best Movie Comics and Games, il film diretto da Andy Muschietti (IT, La Madre) e interpretato da Ezra Miller, che torna nei panni di Barry Allen nel primo standalone cinematografico del Supereroe DC

The Flash è la miglior superhero comedy della DC, aspettando James Gunn. La recensione

Arriva nelle sale, dopo l’anteprima italiana al Best Movie Comics and Games, il film diretto da Andy Muschietti (IT, La Madre) e interpretato da Ezra Miller, che torna nei panni di Barry Allen nel primo standalone cinematografico del Supereroe DC

The Flash
PANORAMICA
Regia
Interpretazioni
Sceneggiatura
Fotografia
Montaggio
Colonna sonora

In The Flash i mondi si scontrano quando Barry (Ezra Miller) usa i suoi superpoteri per viaggiare indietro nel tempo e cambiare gli eventi del passato. Ma, quando il tentativo di salvare la sua famiglia altera inavvertitamente il futuro, Barry rimane intrappolato in una realtà in cui il generale Zod (Michael Shannon) è tornato, minacciando distruzione, e senza alcun Supereroe a cui rivolgersi. 

L’unica speranza per Barry è riuscire a far uscire dalla pensione un Batman decisamente diverso (Michael Keaton) per salvare un kryptoniano imprigionato… malgrado non sia più colui che sta cercando. In definitiva, per salvare il mondo in cui si trova e tornare al futuro che conosce, l’unica speranza per Barry è “correre per la sua vita”. Ma questo estremo sacrificio sarà sufficiente a resettare l’universo?

The Flash è stato uno dei progetti più travagliati della storia recente dei cinecomic, complìci soprattutto i demoni e le intemperanze private del bravissimo protagonista, Ezra Miller: davvero assurdo, alla luce di quanto emerso, che sia riuscito a tenersi la parte. Il prodotto arrivato al cinema, tuttavia, è stranamente pacificato, soprattutto nell’approccio editoriale e nella confezione: sebbene siamo ancora dentro un film in qualche modo legato alla Justice League di Zack Snyder, in The Flash si gettano infatti praticamente tutte le basi per il futuro del DC Universe che avrà James Gunn e Peter Safran come curatori, direttori creativi e di fatto plenipotenziari. 

Tanto che il film di Andy Muschietti sembra, a tutti gli effetti, un titolo Marvel: la cupezza ingombrante quando non addirittura logorante, tipica dei personaggi DC, viene infatti barattata con una più spigliata vena ironica che abbraccia fan service, strizzate d’occhio continue, camei lussuosi, momenti whatafuck (come direbbe Nanni Moretti ne Il sol dell’avvenire) e pirotecniche apparizioni a sorpresa che, grazie all’incrocio velocissimo e iperdinamico di Multiversi e viaggi nel tempo, non mancheranno di suscitare il giubilo degli spettatori più nostalgici in platea. Perfettamente al servizio, in tal senso, tanto la scrittura ficcante e anch’essa da “velocista” di Christina Hodson (Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn) quanto l’interpretazione sovreccitata e sanguigna del tormentato e sempre eccellente Miller. 

A ciò si aggiungono le scene post-crediti, anch’esse in pieno stile Marvel, ma soprattutto un’idea di legacy (in attesa proprio di Superman: Legacy dello stesso Gunn, datato 2025) e di eredità artistica a cavallo tra diverse epoche e relativi immaginari, chiamata qui a replicare lo schema narrativo e gli eterni ritorni di Spider-Man: No Way Home. La scelta che fa saltare definitivamente il banco sono però i ripetuti omaggi a Ritorno al futuro e al rapporto tra Marty e Doc, rievocato qui dalle interazioni tra Barry e il redivivo Bruce Wayne/Batman di Keaton: letteralmente quello dei film di Tim Burton che però, nel suo invecchiamento irreprensibile e in stile “come il buon vino”, somiglia più che altro a una variazione sul tema più” fumettosa” del Birdman interpretato nel frattempo dall’attore per il film di Alejandro González Iñárritu, che omaggiava in maniera colossale la sua icona.

The Flash inizia in realtà con un senso della fisicità e delle gag slapstick che non sarebbe dispiaciuto ai primi Spider-Man di Sam Raimi da cui tutto è partito; solo che questo elemento viene ovviamente ben presto abbandonato. L’incanutito e fascinoso Bruce Wayne di Ben Affleck ha praticamente una singola scena di grande commozione e carisma, dopodiché il film naviga a vele spiegate verso un terzo atto in cui tutto si confonde tra caos narrativo ed esplosioni belliche, la CGI arranca facendo dubitare dei 200 milioni di dollari di budget e la vena fracassona e spettacolare unisce tuttavia la cagnara pura e semplice all’entusiasmo fisico dell’orgia frenetica. 

L’attesa new entry Sasha Calle è estremamente livida e adeguatamente arrabbiata nei panni di Supergirl, finendo col bucare lo schermo nelle (poche, a dire il vero) scene in cui è coinvolta e rivelandosi senz’altro una scelta di casting molto azzeccata. Uno dei fiori all’occhiello di un film scombiccherato e a tratti fin troppo gioiosamente incendiario, ma che da quest’energia riesce comunque a tirare fuori un fuoco sacro e una passione epidermica e irriverente che da tempo non vedevamo in un cinecomic. 

Per cui, alla luce di tutto ciò, non si può non promuoverlo, nonostante tutto, a pieni voti, The Flash, augurandoci che sia solo il primo passo di un nuovo corso, cui toccherà evidentemente cercare di bilanciare il tono più chiaroscurale da storica tradizione DC e l’approccio più scanzonato di cui Gunn ha già dato ampia prova nel suo The Suicide Squad – Missione Suicida

Foto: MovieStills

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