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Cinema ad effetto – Puntata 6: Sulla strada per Oz

Nel 1939 gli spettatori partono per un viaggio molte, molte miglia a est di “nessun posto”, al di là dell’Arcobaleno nel mondo in Technicolor del Mago di Oz

Oggi pubblichiamo la sesta puntata del nostro approfondimento sulla storia degli effetti speciali al cinema, con cui ripercorriamo alcuni dei momenti più memorabili passati per il grande schermo.

Con uno sforzo produttivo quasi senza precedenti (il record spettava a Via col vento) nel 1939 Il mago di Oz di Victor Fleming, con l’aiuto di 65 scenografi, 4.000 costumi, 1.000 interpreti (tra cui 350 nani!), 136 giorni di riprese e un budget finale di 2,7 milioni di dollari, trasportò la piccola Judy Garland e milioni di spettatori “al di là dell’arcobaleno”. Ispirato a Il meraviglioso mago di Oz, il primo dei tredici libri dello scrittore statunitense L. Frank Baum, il film doveva ricreare sul grande schermo il fantastico mondo di Oz, con i suoi campi fioriti, le sue foreste e la sua luccicante capitale: la città di Smeraldo. Un tripudio di colori, scenografie e personaggi che fu reso possibile dall’impiego del Technicolor (dopo il Kinemacolor, il secondo procedimento di cinematografia a colori impiegato su larga scala) e della tecnica del matte painting. Quest’ultima (vedi immagine) consentiva di integrare immagini riprese in live action con sfondi dipinti su mascherini di vetro che nell’epoca digitale lasceranno il posto a quelli realizzati direttamente al computer. Protagonista della storia è la piccola Dorothy, ragazzina del Kansas che vive nella fattoria degli zii e che durante un tornado viene trasportata insieme al suo cagnolino Toto nel fantastico mondo di Oz. Per tornare indietro dovrà chiedere aiuto al misterioso mago di quel regno.

Dorothy e i suoi amici vedono la città di Smeraldo

La piccola Dorothy (Judy Garland) attraversa i coloratissimi campi fioriti del mondo di Oz insieme a Uomo di latta, Spaventapasseri e Leone Codardo, quando all’orizzonte si staglia finalmente la città di Smeraldo. Si tratta di una delle prime e più celebri scene realizzate con la tecnica del matte painting, che permette di integrare immagini girate in live action e fondali dipinti su vetro.

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La tecnica del matte painting

Il processo del matte painting. La prima immagine mostra la scena ripresa in live action con l’uso di un mascherino dipinto di nero dove poi sarà inserito il fondale dipinto. La seconda mostra invece il mascherino con il fondale della città di Smeraldo. L’ultima immagine mostra il risultato della sovrapposizione delle due riprese.

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