Padrenostro, Favino è il vicequestore Alfonso Noce: da oggi al cinema

Padrenostro Favino

Con Padrenostro Favino si è aggiudicato la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile alla 77esima Mostra del cinema di Venezia 2020.

Diretto da Claudio Noce, il film parla dell’attentato al vicequestore Alfonso Noce, padre del regista. Attentato avvenuto per mano dell’organizzazione terroristica Nuclei Armati Proletari il 14 dicembre del 1976. Nell’attacco persero la vita il poliziotto Prisco Palumbo e il terrorista Martino Zichittella.

Il film, dopo essere stato presentato in concorso al Festival di Venezia 2020, arriva nelle sale italiane il 24 settembre.

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Padrenostro Favino è Alfonso Noce

Siamo a Roma, nel 1976. Valerio (Mattia Garaci) ha dieci anni e come tutti i bambini della sua età possiede una fervida immaginazione. La sua vita viene sconvolta dall’attentato a suo padre Alfonso (Pierfrancesco Favino), messo in atto da un commando di terroristi, noti come Nuclei Armati Proletari. Da quel momento la sua vita e quella di tutta la famiglia non sarà più la stessa, indelebilmente segnata dalla paura e dal senso di vulnerabilità. Ma è proprio in quei giorni drammatici che Valerio conosce Christian (Francesco Gheghi), un ragazzino appena più grande di lui che sembra arrivato dal nulla. Christian, così solitario, sfrontato e ribelle, è molto diverso da Valerio, ma tra i due nascerà una profonda amicizia.

IL TRAILER

Padrenostro Favino

Pierfrancesco Favino | Foto: Getty Images

La sua figura forte, magnetica, eroica – ha spiegato il regista – rappresenta un’intera generazione di uomini per i quali le emozioni erano percepite esclusivamente come debolezza e obbligate a essere camuffate da silenzi. Questo film è una lettera a suo padre. Attraverso la quale è riuscito a raffigurare quella paura che ha abitato in lui per parecchio tempo e della quale non è mai riuscito a parlare. Non è stato facile tracciare “i contorni di una generazione di bambini ‘invisibili’ avvolti dal fumo delle sigarette degli adulti”. La più grande sfida nella realizzazione di questo film è stata “mutare le parole private rendendole universali”.

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