The Irishman, il nuovo film di Martin Scorsese realizzato per Netflix, è uno dei titoli chiave del 2019 e ha dominato e dominerà i dibattiti cinefili per tutta la stagione dei premi ancora in corsa, fino all’assegnazione dei prossimi premi Oscar, le cui nomination saranno annunciate il prossimo 13 gennaio 2020.
L’elegiaco e funereo canto del cigno del mafia movie diretto dal maestro newyorkese è stato visto di recente anche da Terry Gilliam, il grande regista inglese naturalizzato statunitense, che ne ha parlato in un’intervista concessa ai microfoni di IndieWire (nei giorni scorsi vi davamo conto del suo parere, non proprio lusinghiero, su Black Panther).
«L’ho visto al London Film Festival. Era all’Odeon Leicester Square, che hanno appena ristrutturato. Hanno questi comodi sedili che sono fondamentalmente dellesedie a sdraio. Mia moglie si è addormentata», ha ammesso Gilliam con la sua consueta irresistibile ironia, a proposito del film con Robert De Niro, Joe Pesci e Al Pacino, costato oltre 140 milioni di euro.
«Capisco perché al pubblico sta piacendo – aggiunge poi -, Siamo tornati nel mondo di Martin ed è ciò che sa fare benissimo. Il ringiovanimento digitale funziona in maniera sorprendentemente buona, ma forse serviva un coreografo che li facesse camminare come versioni giovani di se stessi. Il viso è più giovane, ma il corpo si muove ancora come si muoverebbe quello di un anziano. Spendi tutti quei soldi, ma se non fai funzionare i movimenti…ci voleva più vivacità».
Conclude infine Gilliam: «Mi è piaciuto tutto tranne gli ultimi trenta minuti, francamente. Quelli con il prete e la figlia (la Peggy di Anna Paquin, il cui genitore è è proprio il Frank Sheeran di De Niro). Per carità, di quelle scene non c’è alcun bisogno. Dopo la morte di Hoffa ho pensato: a posto, abbiamo finito. Il lato spirituale di Marty mi interessa meno del suo lato umano».
E voi, cosa ne pensate delle parole di Gilliam sul film di Scorsese? Fatecelo sapere, come sempre, nei commenti.
Fonte: IndieWire
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