Andato in onda negli Usa lo scorso 21 febbraio su Lifetime, a pochi giorni dall’inizio del processo di appello, il film tv Amanda Knox: Murder on Trial in Italy aveva suscitato polemiche prima e dopo la programmazione. Nonostante la scena dell’omicidio sia stata tagliata, verosimilmente in seguito alle pressioni di accusa e difesa e di entrambe le famiglie dolorosamente coinvolte nel delitto di Perugia, e nonostante il regista, Robert Dornhelm, – almeno nelle intenzioni – abbia cercato di non schierarsi apertamente a favore di una o dell’altra tesi, con l’obiettivo di presentare i fatti per come sono emersi dalle indagini e dalle sedute processuali. Il film si chiudeva sulla prima sentenza del dicembre 2009, ovvero quella che ha visto Amanda Knox (Hayden Panettiere), la studentessa americana condannata a 26 anni di carcere per l’omocidio di Meredith Kercher avvenuto a Perugia il 2 novembre 2007. Mentre la ragazza, in lacrime, veniva accompagnata per essere scortata in carcere il padre, Curt Knox (Clive Walton) cercava di rassicurarla promettendole che il ricorso in appello sarebbe andato per il meglio. E ieri, la “profezia” del film si è avverata per la vera Amanda e per il suo ex fidanzato Raffaele Sollecito, entrambi assolti dalla sentenza della corte d’assise d’appelllo dai reati contestati: omicidio, porto di coltello, violenza sessuale e furto, per non aver commesso il fatto. Amanda Knox è stata, quindi, riconosciuta colpevole solo per calunnia nei confronti di Patrick Lumumba, un reato per il quale ha già scontato i tre anni di carcere sentenziati. La sentenza è stata riportata dalle maggiori testate di tutto il mondo per via dell’interesse mediatico che il caso ha avuto nel corso degli anni e Lifetime, dalla sua, ha colto l’opportunità di riprogrammare il film tv per tre giorni consecutivi, come viene riportato dal sito ufficiale di Amanda Knox: Murder on Trial in Italy. Anche l’annuncio della rimessa in onda ha provocato il disappunto di molti telespettatori dell’emittente, che sullo stesso sito hanno manifestato sdegno. Tra i commenti rilasciati, infatti, si legge disapprovazione per la scelta di aver realizzato il film quando il processo di appello era ancora in corso, lasciando quindi secondo molti più spazio alla tesi colpevolista. Chissà se ora verrà messo in produzione un sequel che possa riequilibrare il messaggio più o meno voluto del primo film.
(Fonti: Lifetime; Corriere.it)
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