Luci e ombre. Sta diventando un affascinante film (neo) noir questo Mondiale brasiliano, in cui nulla è scontato e le sorprese sono là dove non te le aspetti. Al centro, quella crisi dell’eroe tipica del genere cinematografico, con grandi protagonisti a cadere rovinosamente.
Doveroso partire dall’Italia, che dopo la vittoria sull’Inghilterra trova nella Costa Rica un ostacolo insuperabile. Mai dare per scontata una vittoria, nello sport come nella vita – e la fine di Oberyn Martell nella quarta stagione del Trono di Spade insegna molto in proposito -. Il nostro mondiale sinora è dominato da chiaroscuri, gli stessi che compongono la cifra stilistica del Sin City di Rodriguez e Miller: il match d’esordio e quello di venerdì scorso sono immersi in un bianco e nero estremamente contrastato, privo di sfumature, con la differenza che qui non c’è nessun colore (l’azzurro) a esaltare elementi scenografici o caratteristiche degli interpreti. E i fantasmi del passato – le due Coree, l’Irlanda del nord, la Slovacchia – aleggiano inquietanti su di noi.
Che dire, poi, della Spagna: dopo anni di dominio incontrastato ha salutato in anticipo il Torneo con un solo goal fatto e sette subiti, decretando la fine di un’era di successi. Un po’ come l’addio di David Letterman alla televisione.
Il punto è che tutte le big stanno faticando: l’Inghilterra è praticamente fuori; il Brasile di Neymar non convince e sulla sua strada ha trovato un portiere, Guillermo Ochoa del Messico, che ha regalato interventi da fantascienza, facendo sbizzarrire i social network; Cristiano Ronaldo, causa un ginocchio malconcio, è sul baratro con il suo Portogallo; la Germania non va oltre il pareggio (in rimonta) col Ghana, e pure l’Argentina ha risolto la pratica Iran solo con una prodezza di Super Messi al novantesimo.
Desmond Morris, famoso zoologo di Oxford che negli anni ’80 scrisse il libro La tribù del calcio, di recente ha dichiarato: «Il calcio è la rappresentazione teatrale del nostro bisogno di cacciare, oggi come ieri». Domani, Pirlo e compagni andranno a caccia degli ottavi sfidando l’Uruguay del “pistolero” Suarez, prima grande prova del viaggio dell’eroe italiano. Per motivarli, il ct Prandelli dovrà fare l’Al Pacino della situazione, ricordando ai suoi uomini cosa significhi non solo essere semplici campioni, ma soprattutto campioni perfetti.
Nella gallery qui sotto, abbiamo raccolto i momenti in cui, secondo noi, calcio e cinema si sono incontrati durante l’ultima settimana di Brasile 2014:
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