Come l’acqua per gli elefanti: la recensione di Giorgio Viaro

Il mito di Robert Pattinson, motivato o meno che lo si possa ritenere, rischia di finire soffocato dall’industria hollywoodiana, che quando si mette in testa di aver trovato una nuova icona romantica non cambia idea facilmente. E soprattutto non lascia al talento il tempo di maturare con naturalezza. In progetti come Remember me e questo Come l’acqua per gli elefanti c’è troppo marketing e troppo poco istinto, tanta smania pubblicitaria e poco spazio per il destino (il mito è figlio del caso, che piaccia o meno). Si può solo sperare che a R-Pattz giovi invece il netto cambio di rotta prospettato dalla futura collaborazione con Cronenberg. Qui è un giovane veterinario di origine polacche che, in seguito alla morte improvvisa dei genitori, si ritrova senza casa e senza futuro, costretto per campare a unirsi al circo dei fratelli Benzini. Che in realtà sono un fratello solo, circense “vecchia scuola” con la faccia da Oscar di Christoph Waltz, abituato a lanciare dai treni in corsa gli operai che non gli servono più e ad addestrare con il sangue gli animali riottosi. La sua qualità migliore è la moglie acrobata (Reese Whiterspoon), ragazzetta di bottega trasformata in star e succube del marito-padrone. Il film cavalca il classico meccanismo di amore ed odio tra mentore e allievo, che qui viaggia sul doppio conflitto sentimentale (l’amore per la stessa donna) e professionale (i metodi vecchia scuola dell’uomo, contro la sensibilità animalista del ragazzo). La confezione è volutamente patinata e la narrazione ultra-classica: lo stesso film, girato sessant’anni fa, sarebbe stato solo un po’ meno cruento. L’effetto vintage non dispiace, ma la sceneggiatura si disperde in troppi rivoli, tra cui una fuga fallita degli amanti sbrigativa ai limiti della sciatteria. Alla fine il piacere maggiore è nel vedere il talento infinito di Waltz all’opera: di fronte al suo corpo mutevole e minaccioso, Pattinson sembra ancora più rigido.

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Mi piace
L’atmosfera da melò senza compromessi che rimanda alla Hollywood dei tempi d’oro. Lo straordinario talento di Cristoph Waltz. L’alchimia romantica tra Pattinson e la Whiterspoon

Non mi piace
La sceneggiatura, a tratti eccessivamente sanguinaria per il contesto, a tratti sbrigativa (la prima fuga degli amanti)

Consigliato a chi
Alle fan di Pattinson, e più in generale a chi cerca un melò vecchio stile, che mantiene quel che promette (amore, passione, morte)

Voto: 3/5

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