Inception: sogno o realtà? Parte 2

Ecco le teorie più interessanti di chi si schiera dalla parte del "sogno" per spiegare il finale dell'ultima fatica di Christopher Nolan

ATTENZIONE SPOILER:

Dopo aver visto le teorie a supporto del “lieto fine” di Inception, secondo cui Cobb alla fine torna alla realtà, ecco le tesi più interessanti secondo cui il finale è ancora un sogno. E’ interessante il fatto che, una volta messa in discussione la realtà della sequenza finale, è praticamente immediato ipotizzare che anche tutto il resto del film potrebbe non essere quello che sembra.

ReelMovieNews torna sul taglio finale della trottola. Che stia per cadere o no, quanto tempo passa a girare da quando Cobb la fa partire a quando l’inquadratura torna su di essa? Fin troppo per essere reale, visto che in precedenza, si vede cadere piuttosto in fretta. Questo porta a supporre che Cobb sia rimasto nel limbo e che la sequenza del suo risveglio faccia in realtà parte di un ulteriore mondo che la sua mente ha creato per darsi, finalmente, pace.

Più interessante, però, pensare allora che l’intero film sia un prodotto della mente di Cobb, come sostiene anche questo blog su Moviefone. Il modo in cui gli elementi del suo subconscio – e solo del suo – influenzano il mondo dei sogni – che in teoria sono di altri –  lascia intendere che sia la mente di Cobb il teatro della scena. Che tutto il film sia il racconto, in realtà, di un elaboratissimo innesto fatto a Cobb (dal suocero? da Mal?) stesso per liberarlo dal suo senso di colpa o risvegliarlo dal limbo. Questo spiegherebbe anche il ruolo di Arianna, troppo brava per essere una principiante, troppo invadente per non avere un secondo fine, quello cioè di far uscire Cobb dal suo labirinto.

Certamente, ripensare Inception in quest’ottica è sconvolgente. Da questo punto di vista, il totem potrebbe essere un elemento ingannevole, un falso, perché prodotto anch’esso dalla mente di Cobb, quindi per nulla indicativo di cosa sia reale e cosa non lo sia.

L’alternativa è che Cobb sia perso definitivamente nel limbo e che, liberato dal senso di colpa, ma incapace di distinguere realtà e sogno, abbia creato un mondo in cui è libero di riabbracciare i propri figli (il simbolo della sua liberazione interiore è il decadimento delle accuse nei suoi confronti, così come il senso di colpa che lo perseguitava era rappresentato dal suo stato di ricercato, anche quello parte del suo sogno). Evidentemente, che la trottola si arresti o meno, non ha più importanza, il cammino emotivo del personaggio di Cobb è concluso.

Slate.com riassume tutte le possibili teorie: se tutto il film è esattamente quello che sembra, ci sono due possibilità, che Cobb torni a casa o che stia ancora sognando, ma solo il finale non sarebbe reale. Se invece Cobb è il target dell’innesto, allora almeno parte delle scene “nel mondo reale” dovrebbero essere sogni di Cobb, l’idea da impiantare nella mente di Cobb è quella di lasciar andare Mal, il finale è reale e l’innesto è riuscito. Oppure, è tutto un sogno, finale compreso.

Oppure, interpretazione metafilmica: tutto Inception è una metafora del fare film: il pubblico è il target, l’innesto è il film stesso, il regista crea il mondo dei sogni e noi, immersi in esso, lo popoliamo con le nostre percezioni. Alla fine, probabilmente, che Cobb sia sveglio o meno importa relativamente. Nolan ci ha raccontato un’altra grande storia e ci ha mostrato anche come si racconta una grande storia, svelandoci come in un making of, cosa deve accadere nella nostra mente perchè essa sia trasportata altrove in maniera convincente, quanto un film deve scavare perchè tocchi la nostra sfera emotiva e quella razionale, perchè non ci abbandoni neanche quando le luci si riaccendono.

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