Matt Damon, nella stessa intervista al Sunday Times di cui vi davamo conto oggi qui a proposito di un curioso episodio familiare, legato a epiteti discriminatori nei confronti degli omosessuali, si è espresso anche sullo stato di salute del cinema attuale, a ormai quasi venticinque anni di distanza da quell’Oscar alla sceneggiatura per Will Hunting – Genio ribelle che cambiò completamente la sua vita e quella dell’amico di sempre Ben Affleck.
Pur avendo partecipato in un cameo a Thor: Love and Thunder di Taika Waititi, Damon non si è espresso in maniera affatto tenera sui cinecomic, soffermandosi tanto sul cinema dei supereroi, diventato preminente in seguito all’ascesa commerciale del Marvel Cinematic Universe a partire dal primo Iron Man del 2008 in poi, quanto sulle conquiste messe a segno da Netflix e dalle altre piattaforme in streaming in termini di abitudini di visione del pubblico.
Per Damon si tratta di due nodi cruciali che hanno cambiato le nostre pratiche quotidiane nel guardare i film e l’attore, per argomentare la sua visione, prende a modello i propri figli: «Il modo in cui guardano i film è diverso da come lo facevamo noi. Come puoi guardare un film mentre scrivi dei messaggi sul cellulare? […] Da persona che lavora in questo modo, se qualcuno fa una cosa del genere non posso dire che mi piaccia. I film come li conosciamo non faranno parte della vita dei nostri figli. E questo mi rende triste».
«Puoi realizzare il film più redditizio, quello che potrebbe arrivare in tutto il mondo. Ma se vuoi che un film arrivi ovunque e funzioni alla grande, devi accontentarti della minima confusione culturale – prosegue l’attore, che vedremo prossimamente in The Last Duel di Ridley Scott – Quindi c’è l’ascesa del film di supereroi, no? Sono facili per tutti. Sai chi è il buono e chi è il cattivo. Combattono tre volte e il buono vince due volte».
Che ne pensate delle parole di Damon? Fatecelo sapere, come sempre, nei commenti.
Foto: Getty (Jason LaVeris/FilmMagic)
Fonte: Sunday Times
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