Paolo Sorrentino polemico: «L’Italia non sa valorizzare il suo cinema! Manca il coraggio»

Le osservazioni del regista arrivano poche ore dopo il trionfo del suo Youth - La giovinezza agli European Film Awards

Non è passato neanche un giorno dalla vittoria di Youth – La Giovinezza agli European Film Awards -che si è aggiudicato Miglior Film, Miglior Regia e Miglior Attore-, che Paolo Sorrentino ha rilasciato alcune interessanti osservazioni in un’intervista post-trionfo, parlando della critica italiana, della valorizzazione del nostro cinema e delle produzioni più recenti.

«Quello che più mi fa arrabbiare», spiega il regista: «è che il nostro cinema non viene assolutamente valorizzato in patria, ma riceve consensi e premi in paesi che ne sanno cogliere la straordinarietà». Dopo l’Oscar per La grande bellezza e i riconoscimenti a Youth, poi, Sorrentino si dice pessimista riguardo un futuro cambiamento produttivo: «La politica dovrebbe intervenire per cambiare un po’ le cose, perché i produttori sono davvero malati di troppa prudenza e preferiscono andare sul sicuro».

L’autore ha poi continuato: «L’imperativo categorico di chi fa cinema risiede nel segno del coraggio, poi in quello delle idee e successivamente dello stile se si è autori. La discriminante assoluta, inoltre, non è avere nomi importanti nel cast, ma fare film interessanti e originali. Pensate a Respiro di Crialese, che non aveva nessun attore importante eppure è stato accolto come un grande film d’autore». Parlando, poi, più nello specifico di Youth, il regista ammette che la cosa importante è l’accoglienza negli USA: «Nel mondo del cinema si sente un’unità decisamente più forte dopo gli attentati di Parigi, quindi gli EFA sono un premio importante. Ma ancor più essenziale è l’accoglienza in USA. Qualcuno della stampa italiana ha detto che è stato stroncato, ma non è vero. Il film ha anche ricevuto due candidature ai Golden Globes, ma in Italia non ne parla nessuno!».

Infine, restringendo il suo rapporto con la stampa nostrana a un proverbio arabo, Paolo Sorrentino conclude: «I cani abbaiano, ma la carovana procede. Il mio è un lavoro che va fatto con un’enorme dose di coraggio. Fischi e applausi fanno parte del gioco, ma il “carrozzone” procede. Ho sviluppato una naturale insensibilità agli attacchi».

Fonte: ANSA

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