Piccoli Brividi sbarca al cinema. La recensione del film con Jack Black

Uscirà in sala il 21 gennaio, noi lo abbiamo visto al Courmayeur Noir in Festival

I trentenni che oggi si fanno catturare da serie come The Walking Dead o America Horror Story probabilmente hanno trascorso la loro pubertà a leggere libri di Piccoli Brividi, il ciclo di racconti ad ambientazione horror dell’autore statunitense Robert Lawrence Stine, che con 62 titoli ha venduto quasi 500 milioni di copie, in tutto il mondo.
E ora, a quasi 20 anni di distanza, potranno trovare Piccoli Brividi al cinema.

Zach (Dylan Minnette) è costretto a trasferirsi con la madre da New York a Madison, una piccola cittadina del Delaware che sembra abbia ben poco da offrire. Ma lo scetticismo del giovane si trasforma in entusiasmo quando conosce Hanna (Odeya Rush) la bella vicina di casa. Peccato però che il padre della ragazza (Jack Black) sia apparentemente uno psicopatico deciso a ostacolare ogni tipo di relazione della figlia.
Sempre più preoccupato Zach comincia ad indagare e scopre il mistero: il papà di Hanna è in realtà lo scrittore R.L. Stine, costretto da anni a vivere in incognito e a tenere sotto chiave i propri racconti; questi infatti, se aperti, portano in vita le tremende creature delle storie. E quando, inavvertitamente, tutti i mostri escono dai libri, starà a Zach, Hanna, Stine e l’imbranato Champ (Ryan Lee), re-intrappolarli tra le pagine.

Dopo I Viaggi di Gulliver Rob Letterman torna a dirigere Jack Black, che dimostra – nonostante gli anni che avanzano – di essere sempre capace di reggere ruoli eccentrici, senza esagerare e divertendo.
Ai due va il merito di essere riusciti a equilibrare umorismo e light-horror, rendendo Piccoli Brividi un film perfetto per tutta la famiglia. Credibili i giovani protagonisti (tenete d’occhio Odeya Rush) sia nelle scene adrenaliniche che in quelle più romantiche (che preparano al twist finale).
Ma, non se ne dispiacciano i fan, il film (cha ha avuto l’intelligente intuizione di rendere lo scrittore parte fondamentale del racconto) sembra studiato più per le nuove generazioni, che per i nostalgici.
Piccoli brividi vuole essere il Jumanji dei ragazzini di oggi. Gli auguriamo che abbia lo stesso successo.

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