Risate e paura. Ecco come Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salazar rilancia la saga. La recensione

Il nuovo episodio delle avventure di Jack Sparrow mixa ingredienti diversi per garantire al pubblico la verve di una delle saghe più amate

Pirati dei Caraibi - La vendetta di Salazar

Non è certo impresa facile mantenere vivo l’interesse per una saga che ha scatenato l’entusiasmo del pubblico a partire dal 2003 grazie allo straordinario personaggio di Jack Sparrow inventato da Johnny Depp e pervenuto fino a oggi con risultati alterni. E tuttavia, questo quinto episodio che non ha certo la pretesa di rivoluzionare un franchise rodato, quanto quella di inserirsi in un solco ben tracciato e garantire la solita valanga di centinaia di milioni di dollari, funziona sotto molti aspetti.

Depp torna a interpretare Sparrow con al suo fianco i rimpianti Will Turner ed Elizabeth Swann (interpretati da Orlando Bloom e Keira Knightley) ed Hector Barbossa, nei cui panni troviamo come sempre Geoffrey Rush.

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Il figlio di Will ed Elizabeth, ormai cresciuto e nei cui panni si cala Brenton Thwaites, è un giovane marinaio che vuole spezzare la maledizione in cui è imprigionato il padre, costretto a vivere in fondo al mare. Per farlo, dovrà impossessarsi del Tritone di Poseidone, impresa tutt’altro che semplice, visto che richiede la decifrazione di una mappa che mai nessuno è riuscito a interpretare. Fondamentale si rivela per la riuscita dell’impresa l’apporto di Carina Smyth, Kaya Scodelario, astronoma molto bella che riuscirà ad accompagnare Henry e Jack, che ovviamente vuole impossessarsi del Tritone per suo tornaconto personale. Sulla loro rotta però si contrappone il terribile pirata fantasma Armando Salazar, intrappolato nel triangolo del Diavolo e interpretato da Javier Bardem, che vuole vendicarsi di Sparrow, responsabile di averlo fatto affondare con la sua nave molti anni prima.

Il format della saga funziona come sempre anche se trainato un po’ stancamente da un Johnny Depp reduce da uno dei periodi più terribili della sua vita personale e professionale (il flop di Lone Ranger, il divorzio dalla Heard, la quasi bancarotta) e che qui si limita a fornire una caratterizzazione ancora più goliardica e ubriaca di quella a cui siamo abituati. Non ci stupisce che al suo interno siano stati inseriti due personaggi giovanissimi e che siano stati riesumati a distanza di dieci anni Bloom e la Knightley, in attesa che il divo 53enne decida di farsi da parte e che la saga possa ripartire con rinnovato slancio.

Ed è forse per sopperire al carisma un po’ appannato del suo protagonista che la produzione non ha badato a spese per tutto il resto. Scene d’azione spettacolari, effetti speciali da restare a bocca aperta, umorismo, un villain imponente e creature spettrali inquietanti che fanno davvero paura sono gli ingredienti di uno show che calamita lo sguardo. Da applauso a scena aperta la rapina in banca, una battaglia in mezzo al mare con l’Oceano spaccato in due e l’esilarante condanna a morte di Sparrow, momenti che da soli valgono il prezzo del biglietto.

Se alle origini il merito del successo e dell’entusiasmo suscitato nel pubblico era da attribuire soprattutto a Depp, oggi i complimenti vanno tutti tributati a Bruckheimer & Company, che – a dispetto degli incidenti di percorso causati proprio dal protagonista – hanno messo in piedi una macchina da guerra infallibile.

 

 

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