Torino Film Festival 2016: Miles Teller è il pugile Vinny Pazienza. La recensione di Bleed for This

Un boxing-drama coinvolgente, di impostazione classica (forse fin troppo), e con un’interpretazione molto credibile dell’attore di Whiplash

Uno dei motivi per cui la box è lo sport più cinematografico e hollywoodiano è che rispecchia appieno il sogno americano. I film sul pugilato raccontano spesso storie di riscatto, di uomini di umili origini che, grazie ad allenamenti estenuanti, vincono le loro battaglie e riescono sempre a rialzarsi nonostante le mille cadute dentro e fuori dal ring. Grazie alla forza di volontà, prendendo a pugni ogni difficoltà, questi guerrieri con guantoni trasformano in realtà i propri desideri.   

Un doppio riscatto
Tratto dalla storia vera del pugile Vinny Pazienza, Bleed for This ricalca appieno l’arco narrativo della storia di riscatto; anzi, lo fa ben due volte in uno stesso film. Ed è questo uno degli aspetti più interessanti. Se nella prima parte assistiamo al classico percorso di allenamento verso la vittoria del titolo mondiale guidato dal coach-mentore col volto di Aaron Eckhart, poi la storia si riazzera. Vinny ha un tremendo incidente d’auto, si rompe l’osso del collo, e i medici gli dicono che non potrà più combattere. Ecco la seconda rivincita. Lui, infatti, non si vuole arrendere e nonostante dovrà portare per mesi un collare fissato direttamente sulle ossa del cranio – alla vista, uno strumento di tortura medioevale – continuerà ad allenarsi di nascosto per tornare sul ring. Ovviamente ci riuscirà.

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Combattere o morire
Questo secondo riscatto è proprio quello su cui si concentra maggiormente il film ed è più affascinante del primo in quanto mostra come la boxe, per Vinny, non sia solo un’occasione di rivalsa ma un elemento fondamentale per sopravvivere. Senza la boxe, Vinny non sa cosa farsene della sua vita, è un corpo svuotato della propria identità, è già morto. Il regista Ben Younger  (Prime, 1 km da Wall Street) e l’attore Miles Teller (Whiplash) ben rendono lo stato d’animo del protagonista e riescono a far capire che la sua scelta di continuare ad allenarsi non è una pazzia che rischia di farlo morire quanto l’unico modo per confinare a vivere. Un istinto di sopravvivenza. Già in un altro bel film sulla boxe visto qualche mese a mese a Venezia, The Bleeder (la storia del vero Rocky Balboa con un immenso Liev Schreiber) si diceva che “la parte più difficile per ogni pugile è quando deve smettere di combattere”; Vinny lo sa fin troppo bene, anzi per lui smettere di combattere non solo è difficile ma impossibile.

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L’avversario che non c’è più
Se Vinny riesce dunque a vincere la battaglia con se stesso, rimettendosi in piedi, pronto a salire sul ring, la sfida più dura, in realtà, sarà quella con gli altri perché nessuno ha voglia di combattere con lui… Lo vedono come un sopravvissuto, uno che non potrà mai più essere quello prima. Questo momento di stallo in cui l’eroe che tanto ha lottato deve affrontare una situazione impantanata che non dipende da lui lo rende impotente suo malgrado, ed è uno dei passaggi più originali e intriganti della storia.

In conclusione
Diretto con mano sicura da Younger, in conclusione Bleed for This è boxing-drama coinvolgente, con una fattura classica (forse fin troppo), e con delle interpretazioni molto credibili di Miles Teller e Aaron Eckhart.

Il film uscirà nei cinema italiani nel 2017.

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