Ant-Man: la recensione di Daniela Bizzarro

Fin a partire dalla canzone latino americana che si sente durante la sigla un particolare salta subito all’occhio dello spettatore: Ant-man non è un film Marvel come gli altri.

Scott Lang (Paul Rudd) dopo aver trascorso tre anni in carcere per un furto, più gesto alla Robin Hood che altro, viene rilasciato. Ma, quando si reca a fa visita alla figlioletta Cassie, la madre della piccola gli pone una condizioni : o paga gli alimenti o non la potrà rivedere mai più. Trovare un lavoro quando si ha la fedina penale sporca non è però facile, e Scott si ritrova costretto ad accettare un’altro “lavoretto”: rapinare la cassaforte di un vecchio.
All’interno di questa però non troverà altro che una tuta,che Scott ruberà lo stesso, convinto che possa avere un qualche valore.
Una volta al sicuro, Lang cerca di capire cosa ci sia di tanto importante in quell’indumento, e quel che l’aspetta ha dell’inverosimile: la tuta è in grado di rimpicciolire un essere umano fino a farlo diventare grande quanto una formica.
Da qui l’incontro con Hank Pym ( Michael Douglas ) l’inventore della tuta e “primo ant-man, che chiede il suo aiuto per salvare il mondo da una minaccia che ha i suoi stessi poteri.

Da sempre considerato eroe di “serie B” Ant-Man ha sbaragliato tutti con il suo debutto sul grande schermo, confermando ancora una volta “la grandezza” del progetto della Marvel.
A prima vista Scott non può reggere il confronto con la purezza di Steve Rogers, la grandezza di Thor o l’intelligenza di Tony Stark, è un uomo debole che ogni qualvolta le cose si mettono male prende la via più facile, ma è anche una papà: e questo significa aver qualcosa per cui lottare, forse molto più importante del mondo stesso.
Dipinto con tratti e caratteristiche umane – particolari che spesso mancano agli altri supereroi Marvel, fatta eccezione per alcuni tratti ” esagerati” in amor della vena comica dei film -Ant-man è un’anti Avengers, come testimonia anche la tecnologia della sua tuta: capace di distruggere il mondo e chi la indossa in un solo gesto.
Scott non è null’altro che una persona, per nulla preparata a quello che lo aspetta, a cui viene data la possibilità di riscattare il suo nome: particolare che rende il suo personaggio molto più vero di tutti gli altri eroi marveliani visti fin ora.

Questo, mixato con i grandiosi effetti speciali che fanno si che lo spettatore sperimenti in prima persona la “grandezza formica” e la comicità, da sempre cavallo di battaglia della Marvel, fanno di Ant-Man una pellicola molto ben riuscita, destinata sicuramente a dei sequel e chissà, forse anche ad un’ingresso nel team dei the Avengers

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