Babadook: la recensione di paulinho

Continuano ad arrivare titoli di ottima fattura dal lontano suolo australiano. Solo tra le uscite di questo mese, i due migliori film arrivano proprio dalla terra dei canguri: uno è “Predestination”, l’altro è questo “Babadook”.
Sulla carta semplice film horror, in realtà ci sono molte sorprese. Innanzitutto, il regista è una donna e il personaggio principale è quello di una madre vedova esasperata dalle difficoltà della vita, dovute principalmente a un figlio problematico. Da questi due elementi ne deriva un’opera che punta l’occhio sulla psiche femminile con un’autenticità mai raggiunta prima. Ci si discosta dagli horror di ultima generazione inequivocabilmente influenzati dall’estetica di James Wan; siamo più dalle parti del Polański di “Rosemary’s Baby”.
Di rimandi ai classici del genere ce ne sono molti. Dalle atmosfere carpenteriane fino a un chiaro omaggio a “Shining”. Come solo in pochi sanno fare, la regista riesce a spaventare mostrando il minimo necessario. La prima metà di film è tutta costruita sulla tensione dell’attesa, mentre nel finale il tutto si movimenta. Ma Babadook non è mai mostrato esplicitamente, è sempre nell’ombra. Le sue apparizioni vanno di pari passo con la discesa nella follia della protagonista. E infine c’è il finale, tanto inaspettato quanto simbolico.
Ottima la regia, con tante inquadrature fisse che portano lo spettatore a cercare indizi nei dettagli delle splendide scenografie. A dare manforte alla regista Jennifer Kent ci pensano i due ottimi attori protagonisti, qui chiamati a un’interpretazione madre (fatto raro considerando che in questo genere solitamente i personaggi sono utilizzati più come oggetti che come persone vere e proprie).
La Kent ha giocato col film di genere, cambiando le regole a favore di un’introspezione psicologica dei personaggi preponderante. Nonostante ciò, il senso di inquietudine non abbandona mai lo spettatore. La pelle d’oca è provocata più dall’immedesimazione nei personaggi che nelle immagini che passano sullo schermo.
Nonostante il titolo, non ci si concentra sull’entità maligna, bensì sull’essere umano. Ma il risultato è lo stesso, il male è già dentro di noi. Questo è il fattore che rende “Babadook”, oltre che l’horror più originale degli ultimi anni, così agghiacciante.

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