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Belluscone, una storia siciliana: la recensione di Mauro Lanari

Belluscone, una storia siciliana: la recensione di Mauro Lanari

(Riveduta e corretta) – Oggi che Cosa Nostra s’è globalizzata insediandosi più dalle parti del nordico (Savona/Milano) Tatti Sanguineti o a Wall Street (incensata a suo modo dall’ultimo Scorsese senz’un briciolo di moralità), il titolo sarebbe dovuto perlomeno essere “Mafia – Una Storia Italiana”. Senonché il genio di Maresco è troppo preso a rincorrere fantasmi wellesiani, dal ricostruzionismo postumo di “Citizen Kane” (1941) alla metacinematografia di “F for Fake” (1973), per trasformare il proprio non-film nel “racconto d’una terra contaminata da un veleno mortale (nato ben prima di Berlusconi e destinato a sopravvivergli a lungo)”. La conseguenza è che il raccapriccio proviene d’altre motivazioni come il sentir parlare ancora di “Cavaliere”, onorificenza autospesa il 19 marzo 2014 in seguito alla decadenza da senatore convalidata il 27 novembre 2013. La brusca sterzata dei conclusivi 20 minuti, con tanto di fugace comparsa di Renzi, giunge tardiva. Un’opera nata già morta, in cui l’ipercontestualizzazione geografica, storica e politica fornisce all’italiota medio gl’agognati liberatori capri espiatori. Autogol.

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