È impensabile recensire “Black Mass” senza tirare in ballo mostri che hanno fatto la storia del genere come Coppola o Scorsese. Questo è sicuramente uno dei motivi per il quale il film di Scott Cooper non convince sotto molti aspetti.
Il film racconta ascesa al potere e conseguente rovina del gangster James “Whitey” Bulger. Fin qui tutto nella norma, classica storia da gangster movie. Nella prima parte Cooper mette tutti gli elementi che ci si aspetta, omaggiando chiaramente il già citato Scorsese: musica 70’s a volontà, gente pestata nel retro dei locali, pistolettate da fuori il finestrino, sangue sui vetri delle macchine etc. Eppure dopo un inizio convincente, il film si perde totalmente.
Partiamo dal presupposto che Cooper, pur essendo giovane, sa fare cinema. I suoi due precedenti lavori dimostrano il suo talento nel riuscire a trattare storie di genere senza lasciare indietro le psicologie dei personaggi. Però qui il regista esagera focalizzando oltre il dovuto l’attenzione sul protagonista, interpretato da un magnetico seppur troppo enfatizzante Johnny Depp.
A un certo punto il ritmo della storia si abbassa drasticamente e il resto del film sembra un continuo avvicendarsi di eventi con l’unico scopo di portare Depp al monologo da Oscar. Inquadratura ben fissata sugli occhi azzurro ghiaccio del personaggio, ovviamente. Inoltre, l’interpretazione di Depp pare troppo teatrale e in alcuni punti anche sopra le righe. Non sto dicendo che reciti male, ma in molte scene sembra recitare da solo.
Nel comparto tecnico, il film è più che discreto. La ricostruzione d’epoca è efficace, gli attori di supporto funzionano alla grande ed è apprezzabile la scelta di tenere della grana sul girato, ricreando un effetto retrò. Però il film non aggiunge niente al genere e il protagonista stanca presto. Questi sono i due elementi che condannano “Black Mass” alla mediocrità.