Carol: la recensione di Daniela Bizzarro

Sulla scia del suo Lontano dal paradiso Todd Haynes torna a parlarci di un’amore impossibile, stavolta tra due donne conosciutesi nell’America della guerra fredda, dove l’omosessualità era ancora considerata un disturbo della personalità.
Therese (Rooney Mara) è una giovane commessa del reparto giocattoli in un grande magazzino, Carol ( Cate Blanchette ) , una distinta donna benestante intrappolata in un matrimonio infelice con un marito da cui vuole divorziare. All’apparenza così diverse le due donne hanno però qualcosa di molto profondo in comune: entrambe sono intrappolate in una vita che non le appartiene, ibernate in ruoli dettati dalla rigida convinzione sociale dell’epoca.
Decidono così di partire per un lungo viaggio verso Ovest, che renderà più chiaro ad entrambe non soltanto i loro sentimenti, ma anche i rispettivi progetti ed aspirazioni per il futuro.

Una trama che all’apparenza sa di visto e rivisto, ennesimo clone dei tanti film che Hollywood ha dato alla luce in questi ultimi anni, diventa nelle mani di Haynes un vero e proprio capolavoro,impreziosito ulteriormente dall’interpretazione senza euguali di Cate Blanchette.
La telecamera, costantemente puntata sulle due protagoniste, rende Carol un film “intimo”, capace di trasformare gli scambi di sguardi e i sorrisi accennati nella perfetta traduzione del turbinio d’emozioni,che ha mosso le due donne verso quella storia d’amore all’epoca impossibile. Storia, che vede il suo picco nel viaggio verso Ovest, un viaggio senza meta, lontano da quegli ambienti che le definiscono, che le intrappolano, Carol nella sua grande casa, Therese nel suo centro commerciale, legata a quel lavoro che in fin dei conti non vuol fare.
Il mondo esterno non conta, la realtà è tagliata fuori da “ Carol”, non esistono televisioni, giornali, o semplici riferimenti alla società del momento, la telecamera ha occhi solo per le protagoniste, la loro storia e il loro drammi personali; Carol, giudicata indegna come madre da “una clausola morale”, durante la lotta per l’affidamento di sua figlia, sopporta mesi di “cure mediche” e commenti fuori luogo da parte della famiglia di lui, fino ad arrivare a rinunciare all’affidamento della bambina in modo da garantirle un futuro migliore insieme a suo padre.
Tale e tanta sofferenza viene portata con fierezza sul grande schermo da Cate Blanchett, capace anche di palesare il suo desiderio per Therese in semplici sguardi o gesti.
Ed è proprio l’interpretazione della Blanchett ad impreziosire anche quella di Rooney Mara, moderna Audrey Hepburn dalla minima espressività, che le permette di nascondere i suoi sentimenti fino alla fine, quando accenna il suo primo sorriso a Carol, accettando se stessa.

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