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Città di carta: la recensione di Mauro Lanari

Città di carta: la recensione di Mauro Lanari

Squinternata cacci’al tesoro scissa fra una tram’inutilmente aggrovigliata quant’il comportamento dei due protagonist’e una sottotrama godibile ed emozionante riguardant’il cast di supporto. La modella Cara Delevingne rest’in scen’apppena 20 minuti ma son’i più pesanti e fastidiosi: egocentrica manipolatrice falsament’ingenua e scioccamente misteriosa, crea un’improbabil’alchimia con Nat Wolff, nerd altrettant’improbabile che si risolv’i lambiccati problemi col molest’aiuto della voice over. Ben poc’affascinant’e assa’irritante. Poi ci sono i comprimari che rendono più della coppia di base come quando nello sport son’i panchinari a fare la differenza. Adorabili Halston Sage e la sparuta cricca d’amici con fidanzatina, che danno il meglio a ogni siparietto loro concesso: bildungsroman che non incanta ma s’incarta su se stesso e road movie che funziona solo quand’il viaggio s’inceppa e trova delle pause trasognanti e nostalgiche. Il romanz’omonimo di John Green da cu’il film è tratto è un bestseller che ha ricevuto molte recensioni positive sebbene “Publishers Weekly” abbia riconosciuto quant'”il titolo [“Paper Towns”] sottolinei involontariamente la debolezza del libro [nonché del suo adattamento cinematografico]: Q[uentin] e Margo sono tipi, non pienamente caratteri dimensionali.” Immancabile la mortifera nenia di Bon Iver, “re: Stacks” (https://www.youtube.com/watch?v=GhDnyPsQsB0&list=PLkLimRXN6NKwsnm07UApMtvp7OfNXtKHM&index=18), anche se stavolta perlomeno mitigata da un ritornell’incisivo.

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