Contraband: la recensione di venarte

Chris è un ex-contrabbandiere redento e ormai dedito a una vita tranquilla con moglie e figli. Per levare il cognato dagli impicci del mestiere, però, è costretto a sporcarsi nuovamente le mani e a riprendere il suo vecchio “lavoro” di cui è considerato un vero fuoriclasse. Per riparare allo sgarro ed evitare così ritorsioni sulla sua famiglia, Chris deve effettuare un ultimo colpo: trasportare soldi falsi da Panama a New Orleans. Naturalmente non filerà tutto liscio e il nostro si troverà a dover fare delle difficili scelte per proteggere chi gli sta a cuore.
L’idea di ottenere il bene praticando il male è un buono spunto per questo film, anche se ampiamente utilizzata dai mafia-movies, uno su tutti Il Padrino. Contraband si propone come un action-movie in bilico tra dramma e thriller ma non riesce a essere né l’uno né l’altro, rimanendo sospeso in una dimensione tutta sua. Veloci cambi d’inquadratura e una musica che diventa incalzante non danno il giusto ritmo al film del regista islandese Baltasar Kormàkur. Neanche i tipici clichè del genere come i cappottamenti d’auto e la sparatoria tra vigilanti e contrabbandieri, riescono a risollevare le sorti della pellicola.
Buono comunque il cast capeggiato da Mark Wahlberg, candidato meritatamente all’Oscar per The departed di Scorsese, ma che dovrà percorrere altre strade per meritarsi l’ambita statuetta. Bella e brava Kate Beckinsale che dismessi gli abiti da vampira guerriera in Underworld, interpreta la moglie del combattuto Chris. Completano il cast il cattivo Giovanni Ribisi e l’ambiguo amico/nemico Ben Foster.

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