Cose nostre – Malavita: la recensione di ACINIdiCINEMA

VOTO: Mafia, pizza e mandolino? Aaaaaa….italiano

Era da un po’ di tempo che non bazzicavo le sale allo spettacolo delle 15. Pensavo di essere l’unico a non avere un beneamato da fare ,oltre a qualche maniaco convinto di guardare “Le Casalingue” (Fantozzi docet). Con piacere invece scopro che almeno una trentina di persone occupano i sedili ormai consumati dal tempo, chi da solo, chi in compagnia ma tutti con un denominatore comune, over 65.
Il pubblico âgé è quello che ha più tempo per godersi il cinema e soprattutto è quello che sa divertirsi di più. Le risate, anche durante i trailer, non si sprecano, in particolare per le battute a sfondo sessuale. Basta pronunciare le parole “sesso orale” e parte uno sghignazzare generale come alle elementari quando all’appello arriva il turno di Giulia Pompa (il mio blog quindi va bene per ogni età). Adoro le supernonne, specialmente quando sul trailer di Thor esclamano entusiaste “questo lo devo vedere!” ma stavolta niente supereroi, solo una famiglia stereotipata di mafiosi italoamericani in Cose Nostre – Malavita.
So che non posso, ma vorrei soffermarmi per almeno 10000 battute a capire o anche solo insultare chi ha tradotto The Family in Cose Nostre – Malavita (unico collegamento, è tratto dal libro Malavita di Tonino Benacquista). Io capisco che sia tutta un’operazione di marketing, ma sono finiti gli anni 80, tre parole strane messe a cazzo di cane non incuriosiscono più come una volta, altrimenti mi metterei a vendere la Pee Cola, il caffè Deeppresso, il Porco Bio, le caramelle Suks, il dentifricio Oral-Me, i fuochi d’artificio Golden Shower, le patatine Megapussi e la zuppa Cock (no, non sono inventati).
Questa volta ci saremmo accontentati anche di un titolo banale come La Famigghia oppure Daje De Tacco Daje De Punta, non avrebbe (purtroppo) cambiato l’essenza del film, ma non sarebbe stato argomento di sproloqui.
Il boss mafioso Giovanni Manzoni (Robert De Niro – Quei Bravi Ragazzi), dopo aver cantato all’FBI le malefatte dei suoi vecchi compagni malavitosi, è stato inserito nel programma protezione testimoni insieme alla moglie Maggie (Michelle Pfeiffer – Scarface) e i due figli Belle (Dianna Agron – Rapita dal set di Glee e lanciata in questa pellicola con gli stessi vestiti) e Warren (John D’Leo – The Wrestler). Nonostante l’agente Stansfield (Tommy Lee Jones – Men In Black) controlli a vista l’insolita famiglia, i Manzoni perdono il pelo ma non il vizio, risolvendo i problemi a modo loro (qui starebbe bene un suono siciliano tipico fatto con lo scacciapensieri detto anche marranzano, doin di doin don dain). Dopo aver cambiato diverse città e cognomi, i “Blake” approdano in un piccolo paesino della Normandia, dove cercheranno di placare i loro impulsi violenti con la faccia dei perfetti vicini di casa (carini e coccolosi ragazzi).
Dietro la macchina da presa c’è il francese de Il Quinto Elemento, Luc Besson, a disposizione del quale troviamo un cast da far girare la testa, oltre ad un nome “da niente” sotto la voce di produttore esecutivo, stiamo parlando di Martin Scorsese. Purtroppo un sempreverde Robert De Niro (in continuo miglioramento anche dopo i 70) ed una Michelle Pfeiffer che potrebbe rindossare la tutina in pelle di Catwoman anche subito (frustami ti prego!), non bastano a far andare la pellicola oltre al limbo del “carino, ma niente di eccezionale”. Cose Nostre – Malavita è una commedia che più volte si avvicina ai toni del noir con qualche tocco di mazzate, viuuuuulenza e sangue però rimane nel mezzo del cammin di misto griglia, ovvero non fa abbastanza ridere per essere una commedia brillante e non è abbastanza intrigante per essere un noir di tutto rispetto. Il film è super scontato e non regala grandi momenti di entusiasmo, neanche nelle poche sequenze d’azione che appaiono sottotono per uno come Luc Besson (evidentemente si sarà legato un lazzo agli zebedei per non strafare con pallottole esplosioni e botte).
L’ho trovato più che altro un tributo al ruolo del mafioso nel cinema che, parere credo unanime, è cucito sempre perfettamente sulla faccia di De Niro. (poi tutti sappiamo che Robert vive sotto il ponte di Brooklyn, punto).
Le 2 ore, seppur un po’ lunghe, non hanno niente di realmente sbagliato, cliché mafioso/pasta/mandolino a parte ed una sequenza di connessione tra “buoni” e “cattivi” talmente improbabile da rendere una passeggiata mangiare un Buondì in meno di 60 secondi, ma la regia ha fatto il compitino, niente di più.

COSA HO IMPARATO (ATTENZIONE SPOILER)

– La cosa più importante da chiedersi è quanto vale la propria vita

-Le unghie della Pfeiffer fanno una pippa a tutti i centri manicure cinesi

-I francesi non sono simpatici e questo e appurato, ma che in Normandia parlino tutti correntemente inglese la vedo dura. Gli americani sono sbarcati con i fucili, non con i vocabolari!

-Ma in quale universo i genitori in vestaglia accompagnano i figli sul pianerottolo per salutarli prima della scuola? Ancora grazia se ricevi un ciao senza voce dai meandri oscuri del letto dei tuoi

-La Normandia in 5 parole: Camembert, Calvados, sbarco, panna, burro

-Se preferisci la matematica ad una bella ragazza sei un po’ coglione

-Userò la parola “cazzo” per esprimere qualunque pensiero

-Il mio primo cane nero si chiamerà Malavita

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