Crimson Peak: la recensione di Andrea Facchin

L’idea che Guillermo del Toro potesse mettere mano a un filone cardine del cinema horror come quello delle case infestate era più che stimolante. Perché le possibilità che il talento visionario del regista messicano potesse in qualche modo reinventare il genere – o presentarlo sotto una luce diversa dalla tradizione – c’erano tutte. Invece, parlando di Crimson Peak dobbiamo per forza di cose cominciare da un’affermazione che ribalta le aspettative: non è un film sulle case stregate. Le caratteristiche sono più quelle di un melodramma in costume che vira nel thriller e nel giallo, con solo una spruzzata di soprannaturale. I fantasmi si limitano a qualche sporadica e fluttuante apparizione, ma sono più che altro collegati alle capacità di Mia Wasikowska, la protagonista, di entrare in contatto con l’aldilà. La dimora vittoriana che svetta su Crimson Peak, invece, è una costruzione fatiscente (e senza un tetto, infatti ci nevica dentro) in cui vivono due fratelli dal rapporto ambiguo (Tom Hiddleston e Jessica Chastain), per altro facilmente interpretabile sin dalla prima volta che entrano in scena. Insomma, per capirci, al confronto la casa di Hunting – Presenze era un autentico incubo.

Del Toro le prova un po’ tutte per dare la sensazione che la casa sia un personaggio aggiunto della storia (rumori improvvisi, pareti che “parlano” causa tubature che farebbero impazzire qualsiasi idraulico), ma più i segreti vengono a galla, più ci si rende conto di come la sceneggiatura sia in fondo costruita su cliché prevedibili. Difficile farsi un’idea precisa di quale fosse l’intento di del Toro, perché il film non si avvicina nemmeno vagamente alla potenza visiva e onirica di opere come Il labirinto del fauno, e anche gli spaventi rasentano lo zero. E proprio il distacco dalla declinazione horror in favore della componente romantica è una scelta narrativa più che discutibile. Resta una sensazione di incompiuto generale inedita nella filmografia del regista, che però almeno non ha fallito puntando su Hiddleston e la Chastain, che trasudano carisma a ogni inquadratura. La Wasikowska, al contrario, sembra ancora intrappolata nella tana del Bianconiglio di Alice in Wonderland.

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Mi piace:
Hiddleston e la Chastain sono i valori aggiunti.

Non mi piace:
Snodi narrativi prevedibili e l’assenza di elementi horror.

Consigliato a chi:
Preferisce il romanticismo (con vene gotiche) alla pura tradizione horror.

Voto: 2/5

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