Dobbiamo parlare: la recensione di Letizia Lara Lombardi

Dobbiamo parlare è forse la frase più temuta dal genere umano: preludio della fine o di un nuovo inizio. Ma in questo caso non si tratta solo di una frase, dietro al titolo del nuovo film di Sergio Rubini si cela la necessità di confrontarsi e di comunicare dopo anni di silenzi. Protagonisti di questo scontro due coppie di amici: inseparabili e a prima vista perfettamente in sintonia.

Vanni è uno scrittore cinquantenne alla ricerca dell’ennesimo bestseller che non vuole arrivare. Linda è la sua compagna e la sua ghostwriter, di vent’anni più giovane, sempre al suo fianco, nella scrittura come nella vita. Una sera, mentre stanno preparandosi per una cena di lavoro, i loro amici di sempre – Alfredo detto il Prof, chirurgo romano sempre impegnato in ospedale, e sua moglie Costanza – irrompono nel loro attico nel centro di Roma in piena crisi coniugale. La casa bellissima, potenzialmente, presenta mille difetti, ha poca acqua calda, il gatto del portinaio fa spesso capolino in terrazza (e Linda ha paura di qualsiasi animale) e gli infissi sono vecchi 50 anni: insomma, all’apparenza è bella, ma sotto sotto ha molti più problemi di quanti ti aspetti. È la metafora perfetta per la nottata che spetta ai quattro protagonisti: liti, rivendicazioni, minacce e crisi di panico, ma anche la necessità di dirsi la verità, il tutto scaturito dalla scoperta da parte di Costanza del tradimento del Prof. Questa situazione, però, non lascia impassibili Vanni e Linda, che, influenzati dagli amici, iniziano a rivelare quei segreti rimasti sopiti per troppo tempo. E le ore passano ed ecco così che la notte fa spazio alle prime luci del giorno e con lui arriva la chiarezza.

Il film è la trasposizione cinematografica dello spettacolo teatrale Provando…Dobbiamo parlare portato in scena sempre da Sergio Rubini, regista, co-autore e protagonista, insieme a Isabella Ragonese, Fabrizio Bentivoglio e Maria Pia Calzone. Il quartetto ha testato il pubblico prima di imbarcarsi in quest’avventura e si vede. L’impronta teatrale è presente in tutto il film, dalla location al punto di vista: quello di un normale pesciolino rosso (regalo di Vanni per Linda per aiutarla a superare le sue fobie) doppiato da Antonio Albanese.

Dobbiamo parlare è in fondo un affresco amaro dell’amore ai tempi di whatsapp, un ritratto pungente di cosa significa essere una coppia nel ventunesimo secolo raccontato da quattro borghesi troppo impauriti dall’uscire dallo loro routine per mettersi in gioco a cinquant’anni (o anche trenta). Sergio Rubini crea così un vero e proprio campo di battaglia sia verbale (i dialoghi sono serratissimi) ed emotivo (le emozioni sono palpabili).

Chi sopravviverà a questa lunga notte?

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Mi piace: La chimica tra i quattro personaggi e la poeticità della location.

Non mi piace: I dialoghi a volte troppo veloci non ti permettono di seguire la storia fluentemente.

Consigliato a chi: Ama quei film dove lo stampo teatrale c’è e si vede.

Voto: 3/5

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