Facciamola finita: la recensione di Silvia Urban

Probabilmente è stata una serata ad altissimo tasso alcolico e di risate, durante la quale Seth Rogen ha chiamato a raccolta la squadra di Strafumati e Suxbad, ad aver prodotto il delirio a occhi aperti che è Facciamola finita.
Ci piace immaginare così la genesi di questo divertissement purissimo e incontrollato, che Rogen ed Evan Goldberg (al loro debutto alla regia) mutuano – espandendolo – da un cortometraggio di Jason Stone del 2007 (Jay and Seth Versus the Apocalypse), che in Rete aveva suscitato parecchio interesse.

Lo spunto iniziale – attorno al quale ruotano le infinite evoluzioni del film e le mutevoli dinamiche tra i protagonisti – è l’idea di un’Apocalisse declinata in forma di Giudizio Universale che colpisce l’umanità proprio mentre la nuova generazione di comedian hollywoodiani (tutti nel ruolo di se stessi) sta partecipando alla festa di inaugurazione della nuova casa di James Franco. Nel giro di pochi istanti quello che sembra un terremoto mette a ferro e fuoco Los Angeles, inghiottendo parecchi degli invitati (tra questi il povero Michael Cera, fatalmente trafitto da un palo, ma anche Rihanna e Paul Rudd) e lasciando a pochi superstiti la speranza della salvezza eterna. Perché un modo per salvarsi c’è…
È all’interno della villa di Franco – dove il padrone casa, Seth Rogen, Jonah Hill, Jay Baruchel, Danny McBride e Craig Robinson sono riusciti a barricarsi – che si gioca questa lotta alla sopravvivenza dalla natura ibrida, dove note thriller e da disaster movie si mescolano ai classici toni da commedia demenziale, fino a sconfinare nell’horror splatter e nel fantasy.

Innegabile – quasi ammirevole – la capacità di questi artisti di prendersi in giro (o meglio, non prendersi mai sul serio) e mettersi in gioco in progetti anche rischiosi come questo, soprattutto a livello di immagine (ci riferiamo in particolare al cameo di Channing Tatum, che non vogliamo spoilerare). Ma lo sfoggio di autoironia rimane confinato entro quelle quattro mura. Il divertimento è autoreferenziale e quasi mai la risata contagia gli spettatori. Certo, di fronte a certe situazioni si sorride, ma gli eccessi di scrittura più che dissacranti finiscono per risultare disturbanti. Soprattutto per chi non ha “dimestichezza” con questo genere di film e con questi volti.
Nota di merito per la scena finale, l’unico tocco di genio realmente esilarante dell’intera pellicola.

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Mi piace
La scena finale, con un cameo d’eccezione.

Non mi piace
La pur ammirevole autoironia dei protagonisti rimane confinata sul set e (quasi) mai si traduce in un reale divertimento per lo spettatore.

Consigliato a chi
È un fan della commedia demenziale e ha amato Strafumati e Suxbad.

Voto
2/5

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