Harry Potter e i doni della morte – Parte 2: la recensione di Fantasy_1989

Come si fa a concludere una saga che ormai fa parte di te? Come si fa a voltare le spalle a tutte le prossime avventure di Harry Ron e Hermione per sempre? Come si fa a interrompere un filo conduttore che ci ha trasportato in questi dieci anni tra tristezza e malinconia, dolore e gioia, allegria, coraggio, humor e tanto ancora? Beh, non si può. Chi avrebbe mai pensato che un ragazzino di undici anni di nome Harry Potter domiciliato al numero 4 di Privet Drive e con un nuulla di speciale (almeno secondo lui)avesse potuto fomentare un simile fenomeno al cinema così come a casa coi suoi libri? Nessuno. La sua avventura iniziò dieci anni fa, e ci ha cresciuto tutti in questo tempo, anche chi già era grande. It all ends, questo campeggiava sull’ultimo poster di Harry, a ricordare che prima o poi tutto finisce. E qui devo dire, si è finiti in bellezza.
Il film si apre con il trio (Harry, Ron e Hermione) a Villa Conchiglia, la residenza del fratello di Ron. Qui Harry dovrà decidere se dare la priorità agli Horcrux oppure ai Doni. Dopo una serie di peripezie, una più disastrosa dell’altra, si arriverà a Hogwarts dove li attende la battaglia finale.
Di solito non amo le trasposizioni dei libri sul grande schermo, poichè perdono un sacco, ma questa volta, anche se ha tralasciato alcuni passaggi, l’ho semplicemente amato. Vedermi la trasposizione dei ricordi di Severus, l’attacco alla sucola, l’entrata di soppiatto alla Gringott mi hanno lasciato senza parole. Tra le migliori interpretazioni cito senza dubbio, Alan Rikman, sublime il suo lavoro, spettacolari le sue scene, al punto che, quando si è arrivati alla parte in cui Piton entrava in casa di James e Lili e la stringeva a se già morta, mi sono salite le lacrime agli occhi. Altra interpretazione che mi è piaciuta, meno però che negli altri film, è stata quella di Ralph Finnies, alias Voldemort, le sue apparenti crisi di dolore, di cui il film è cosparso e la malinconia e quel senso di sconfitta che lo colpivano quando Harry distruggeva un altro Horcrux, mi hanno quasi fatto provar pena per il cattivo che Voi-Sapete-Chi.
Effetti speciali sublimi, David Yates ha finalmente adempiuto al dovere di far esplodere dallo schermo tutti quei momenti particolari che ognuno di noi ama.
Eh, ci siamo. Con un sospiro di rammarico, tanta amarezza nel cuore dobbiamo dire addio al miglior maghetto di sempre, che più amiamo, quello che più rispettiamo e adoriamo. Anche se molti di noi (o forse tutti) non vorrebbero che “tutto finisse”. Tra Pozioni Polisucco, Patroni, Ragni giganti, Sirenette del Lago Nero, Fantasmi che scorrazzano liberi come fossero ancora vivi, Unicorni, Specchi Magici, Mappe del Malandrino e chi più ne ha più ne metta, siamo costretti a chiuder qui questo nostro capitolo di vita. E forse è anche meglio così. Dopottutto a Harry non penso dispiaccia godersi un pò di riposo.

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