Hercules – La leggenda ha inizio: la recensione di Marita Toniolo

L’estetica simil-300 c’è, con tanto di slow motion, ma non c’è una goccia di sangue (se compare, è già coagulato). Il gladiatore c’è, ma mancano Russell Crowe e Joaquin Phoenix (al posto del secondo hanno messo un Ificle dalle occhiaie scure nella speranza che anche solo vagamente ricordi l’iconico Commodo). Una verniciata spessa di Spartacus non poteva mancare (da cui il film eredita tra l’altro l’inespressivoLiam McIntyre), ma non c’è una stilla della sua spudoratezza e delle sue atmosfere. Metteteci anche una puntata di Smack Down e un po’ di exploitation, con tanto di lotta nel fango. Mixate il tutto con una puntata di Xena e He-Man e – per non farvi mancare proprio nulla – aggiungeteci anche Laguna blu, le sue cascate e i boccoli di Brooke Shields. Oops, dimenticavo: la scena di Ben Hur con Charlton Heston che rema sulla galera di schiavi. Risultato? State guardando Hercules – La leggenda ha inizio, un precipitato della cultura pop degli ultimi 40 anni, che invoca quasi il plagio, ma così edulcorato,  annacquato e pensato per i teenager di oggi, da ricordare il più blando dei videogame. Se lo scopo del reclutamento di Kellan Lutz era quello di scuotere gli ormoni delle orfane twilighter, la mission è fallita: Lutz, che nella saga vampira era il fratello “armadio” di Pattinson, non ha la sensualità quasi inconsapevole di Chris Hemsworth, ma riconferma il suo physique du role da “bisteccone di buon cuore”.

Un po’ di ripasso cinefilo: il peplum sin dalla sua nascita è sempre stato un genere molto commerciale, di solito a basso costo, girato a Cinecittà e soggetto a parodie comiche (come Totò contro Maciste o Franco e Ciccio e Maciste contro Ercole nella valle dei guai). Qua, invece, il budget era consistente: 70 milioni di dollari secchi, usati un po’ a casaccio per reclutare attori “cani” (gli adulti soprattutto, come il re patrigno Anfitrione, aka Ringhio Gattuso, mentre i giovani – Lutz compreso – reggono la parte a livello di teen movie, facendo il loro sporco lavoro di amanti e guerrieri). Infondere il pathos era dovere di Renny Harlin (Die Hard 2), che ahimé non è neppure parente di terzo grado di Zack Snyder.

Il punto di forza dovevano essere gli effetti speciali, come la “giavellottata” delle pietre divelte dai muri a cui Hercules è incatenato o la frustata di fulmini di Zeus proiettata contro l’esercito di Anfitrione, ma la “ritirata” da 3D a 2D toglie spettacolarità e profondità al tutto. Il momento più epico, che ha fatto sussultare noi amanti del revival, è quando alza la spada verso il cielo che gli risponde fulminandogliela e per poco non grida: «Per il potere di Greyskuuuuuuull…».

Attenzione!!! Spoiler del finale!!!!!!! Renny Harlin non perde una citazione e concepisce un finale alla Romeo+Giulietta con principessa suicida, ma poi ci ripensa e aggiunge di seguito l’alternativo happy end con Ebe rediviva e tanto di pargolo, cielo blu cobalto stellato e luna artwork come sfondo, e una strizzatina d’occhio di Lutz col mantello bianco al vento. Poteva assurgere al ruolo di scult, ma neppure come frullatone ipercitazionista  e ultrapop riesce a fare il giro.

P.S. Se però siete giovanissimi, della qualità cinefila ve ne frega poco e Spartacus per voi è il massimo in Tv, non tiratevi indietro!

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Mi piace
Le scene d’azione ci sono, l’intrattenimento non manca, così come i rimandi a cult del genere come 300 e Spartacus.

Non mi piace
Emozioni zero. L’Hercules di Kellan Lutz non convince più di tanto, e ci si aspettava di più dagli effetti speciali.

Consigliato a chi
Cerca una storia senza se e senza ma, adatta ad un pubblico di giovanissimi.

Voto: 2/5

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