Hitman: Agent 47: la recensione di Revine1995

Pistole, coltelli, smoking e cravatta rossa: sono questi gli ingredienti di Hitman: agent 47. Una ricetta appettitosa, per gli amanti degli action movies e del video game cui è tratto il film, meno per i cultori di un cinema più ricercato.
La pellicola inizia con la storia degli Agenti, uomini più forti, più veloci, più intelligenti, più tutto insomma, per spostarsi poi sulla vera storia raccontata: uno scienziato (Ciaran Hinds) ricercato per il su inestimabile progetto, la figlia dello scienziato (Hannah Ware), unica che può rintracciare il padre, e Agente 47 (Rupert friend), assassino con la missione di uccidere obiettivi non dichiarati a noi spettatori, che, per la prima volta in vita sua si lascai trasportare dalle emozioni. I “cattivi” sono i loschi personaggi dell’Agenzia internazionale che mirano a riportare alla luce il progetto Agenti, ma che dovranno confrontarsi con un Agente stesso. Azione e effetti speciali mediocri e un cast perfettamente proporzionale ad essi.
Un film che non vincerà un oscar per miglior film o regia, ma che può permettersi la famiglia riunita di domenica pomeriggio. #RV1995

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