Hunger Games: Il canto della rivolta – Parte 1: la recensione di annagi_

Avevamo lasciato Katniss nel momento in cui scopriva dalle parole dell’amico di sempre, Gale, che il distretto 12 non esisteva più: le loro case, i loro conoscenti, le loro vite annientate e spazzate via per sempre dall’ordine del presidente Snow. Una carneficina attuata come vendetta e rappresaglia dopo che Katniss, pedina inconsapevole di un più grande progetto di rivolta organizzato dallo stratega ribelle e infiltrato Plutarch e dal Distretto 13, aveva scagliato una freccia elettrizzata creando una breccia non solo nell’arena artificiale sede degli Hunger Games, ma anche nell’intero sistema dittatoriale di Capitol City.
La ritroviamo nel Distretto 13, preda degli incubi e dei rimorsi: il distretto 12 è distrutto, Peeta e Johanna (così come anche Annie, la donna amata dall’amico e alleato Finnick) sono ancora nelle mani del presidente Snow, probabilmente morti o torturati.
Plutarch e Alma Coin, risoluta presidente del distretto 13, vorrebbero che Katniss tornasse ad essere quella Ghiandaia Imitatrice, quella “ragazza in fiamme” capace di accendere la scintilla della rivolta negli animi e nei cuori degli abitanti di Panem, assoggettati ma ormai esausti di sottostare a una dittatura sanguinaria. Inizialmente restia ad assumere nuovamente questo ruolo che non crede appartenerle, Katniss troverà però la forza nella sua stessa rabbia e nella sua stessa disperazione diventando ciò di cui i ribelli hanno bisogno: una figura forte in grado di catalizzare l’energia che riattizzerà i vari focolai di ribellione nascosti sotto alla cenere e alle macerie di un popolo devastato dalle vessazioni di Snow.
Chi credeva che i Giochi fossero finiti con la distruzione dell’arena si sbaglia. I Giochi iniziano ora e la posta in gioco è la più alta di sempre: il destino di tutto il loro mondo.
La scelta di dividere Il Canto della Rivolta, terzo e ultimo libro della distopia nata dalla penna di Suzanne Collins, in due film (strategia sempre più attuata per le grandi produzioni di questo tipo) poteva risultare particolarmente “pericolosa”: come i lettori ben sanno la prima parte del libro è incentrata principalmente sulla vita nel Distretto 13 e sulla messa in atto di una fitta propaganda che porterà poi alla guerra e alla battaglia finale contro Capitol e risulta particolarmente statica. Tuttavia, Francis Lawrence, nuovamente dietro alla macchina da presa dopo “La ragazza di fuoco”, ha saputo creare un adattamento che, a ragione, molti non hanno paura di definire migliore dell’opera di partenza.
La tensione non cala mai, nonostante la minore presenza di scene d’azione rispetto ai primi due capitoli, e la narrazione si sposta su un livello prevalentemente psicologico ed emotivo giocato sul timore di Katniss di perdere Peeta, sulla pericolosa situazione di cui è vittima Peeta stesso, sulla rivalsa di Finnick, anima spezzata che svela il suo passato e ciò che gli è stato fatto (“Sopravvivi all’arena e quando esci sei uno schiavo”), sulla necessità di dare vita ad una guerra che causerà vittime e dolore ma che è l’unica soluzione alla dittatura.
Il merito dell’ottima riuscita è non soltanto della regia attenta e dettagliata, ma ancora una volta dell’ottimo cast: nessuno sfigura. In particolare Josh Hutcherson migliora di film in film, nonostante la sua presenza sullo schermo sia questa volta notevolmente ridotta e marginale, e Jennifer Lawrence dimostra di avere anche notevoli doti canore in una scena che, trasformandosi da personale a corale, emoziona e resta impressa nella mente (non riuscirete a smettere di canticchiare The Hanging Tree!). È poi inevitabile provare un brivido nel rivedere sullo schermo il sempre ottimo Philip Seymour Hoffman, a cui il film è dedicato, il cui Plutarch è impegnato a organizzare la guerra insieme all’algida presidente Coin, impersonata dalla bravissima Julianne Moore, principale new entry nel cast.
Toni cupi e claustrofobici, temi sempre più reali e attuali, paura e speranza, rabbia e determinazione preparano il terreno a quello che sarà il capitolo finale, la resa dei conti che infiammerà Panem una volta per tutte e la farà rinascere dalle proprie ceneri come mitologica fenice.
Cinna scommetterebbe ancora su Katniss e sul suo essere Ghiandaia Imitatrice. E voi?

© RIPRODUZIONE RISERVATA