I sogni segreti di Walter Mitty: la recensione di Marita Toniolo

Walter Mitty preferisce i sogni a occhi aperti alla realtà. Anzi, parafrasando il suo modus vivendi: preferisce una vita “alla Life” rispetto alla vita vera. Il riferimento alla celebre rivista americana non è casuale, perché il personaggio in questione è lo storico archivista del patinato magazine che di foto non ritoccate e colte a ogni angolo del mondo fece il suo punto di forza (oltre 10 milioni di immagini, quasi tutte inedite). Il nostro omino qualunque interpretato da Ben Stiller, intrappolato nel suo tran tran quotidiano, ogni tanto si “incanta” e rielabora il vissuto, trasformandolo in avventure straordinarie. Sognando di salvare la gente di un palazzo in cui è esplosa una bomba, di picchiare in stile Schwarzy un cacciatore di teste venuto a licenziare lui e i suoi colleghi, di essere un esploratore che ammalia la collega Cheryl (Kristen Wiig), per cui ha la classica cotta d’ufficio e i soliti imbarazzi degli uomini troppo timidi. Ormai prossimo a perdere il lavoro, Walter vuole almeno chiudere in bellezza la sua carriera, ma la perdita di un negativo importantissimo costringerà proprio lui che non si è mai mosso da New York a imbarcarsi su un volo verso la Groenlandia, dove rintracciare un fotografo un po’ matto (Sean Penn)…

Il film più visionario dell’anno (guarda il trailer), che non assomiglia a nulla di quanto c’è attualmente in circolazione, è diretto (è qui la sorpresa più grande) e interpretato dal comico Ben Stiller. 
Il regista-attore, che non tornava dietro la macchina da presa dai tempi di Tropic Thunder, ha avuto modo di maturare artisticamente alla corte di Wes Anderson già all’epoca dei Tenenbaum, ereditando dal raffinato autore il tocco surreale, l’amore per le immagini magniloquenti e di cartesiana perfezione, e il gusto per le piccole storie apparentemente insignificanti e individuali, che diventano – nello svolgersi – universali.

Stiller prende uno dei racconti più rappresentativi sul fascino dell’immaginazione scritto da James Thurbere lo traduce in un’epopea visionaria, ironica e citazionista. Trasformando un uomo passivo in una sorta di Indiana Jones. 
Dagli scontri con gli squali della Groenlandia alla fette di torta offerte ai guerriglieri dell’Afghanistan, Mitty compie un triplo salto carpiato, ispirato dal suo amore per la collega e dalla dedizione al lavoro. Lo stesso salto compiuto da Stiller con questo film commovente e fuori canone, al cui servizio sono stati impiegati effetti digitali notevoli e una colonna sonora già cult (Space Oddity di David Bowie, Of Monsters and Men, Rogue Wave e Junip).

Nella favola catartica di Stiller, che fonde romanzo di formazione e on the road, c’è tanto da imparare, specie per chi si è annullato nella routine quotidiana: che un giorno devi andare, che i diari di viaggio è meglio riempirli di note che lasciarli ad ammuffire, che compiere bene il proprio dovere è un atto di eroismo valido tanto quanto una scalata dell’Himalaya, che bisogna buttare il cuore oltre l’ostacolo per fare colpo su chi ci piace. Ma soprattutto che la vita vissuta pienamente è il sogno più bello.

Bonus extra: un cameo di Sean Penn che meriterebbe da solo l’Oscar.

Leggi la trama e guarda il trailer

Mi piace
Il tocco surreale e il gusto per le piccole storie che diventano – nello svolgersi – universali.

Non mi piace
L’evoluzione troppo repentina di Walter Mitty.

Consigliato a chi
Sogna una vita diversa e non ha ancora trovato il coraggio per darle una svolta.

Voto: 4/5

 

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