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Il cavaliere oscuro – Il ritorno: la recensione di Matelda Giachi

Il cavaliere oscuro – Il ritorno: la recensione di Matelda Giachi

BATMAN SECONDO NOLAN: ULTIMO CAPITOLO.

C’è piaciuto, c’è piaciuto proprio tanto.

Inutile un confronto con il precedente di Tim Burton, tanto per cominciare perché l’ultima volta che li ho visti ero alta almeno 5 o 6 cm meno, particolare non da poco, poi perché le differenze sono così tante che potremmo parlarne per giorni; la vecchia versione si può dire che mantiene lo stile fumettistico, questa trilogia invece estrae dalla carta la storia e la rende reale. Per dirne una.

Ma soprattutto, il bello di uno stesso tema affrontato da tanti è proprio la diversità del punto di vista. Quando poi questi “tanti” sono menti geniali del calibro del sopracitato Tim Burton e di Christopher Nolan, beh, il risultato non può essere che pura meraviglia in entrambi i casi.

Una sequenza di immagini spettacolari e di accadimenti cervellotici in perfetto stile Nolan della durata di quasi 3 ore (ma non lo direste mai), una colonna sonora calzante firmata Hans Zimmer e un cast stellare.

Primi fra tutti brillano Michael Caine, Gary Oldman e Morgan Freeman, ancora una volta mostri di bravura indiscussi. Vi risparmio la filippica sulla mia venerazione di questi tre grandi attori.

Astro nascente (tra molte virgolette, in quanto non certo alla sua prima apparizione importante) Joseph Gordon-Levitt. Questo ragazzo, che ho conosciuto tramite quel delizioso film che è “500 days of Summer”, ha saputo dare al suo personaggio una profondità tale che, se all’uscita dalla sala me lo fossi trovato davanti e mi avesse chiesto di sposarlo non c’avrei pensato un nanosecondo. E non è quello che si usa definire “uno gnocco da paura”, tanto per usare un linguaggio terra terra. Volevo rendere l’idea.
L’antagonista, Bane, agghiacciante. In senso buono. Tom Hardy è magistrale: volto coperto per buona parte da una maschera, affida gran parte della sua recitazione agli occhi. Strano a dirsi, peccato per il doppiaggio italiano. La mia critica è del tutto personale e riguarda più che altro una scelta “stilistica”. Non si sa perché il cattivone di turno debba per forza avere un timbro a cavallo tra lo sbronzo e il metallizzato-criminale. Tipo quei rapitori di bambini dei telefilm, che devono truccare la propria voce perché lavorano nell’ufficio del babbo a cui vogliono estorcere tanti bei soldini, con un tocco di stile cartone animato.
Ma torniamo a Bane. Agghiacciante, eppure, alla fine, commovente.

Vi dirò di più, nettamente superiore a Batman. Tormentato, afflitto, abbrutito, quello che volete, però questa volta Bruce Wayne, non ha abbastanza carattere per poter fronteggiare un avversario di tale livello da pari a pari. Affrontato in maniera superficiale, quasi scompare mettendo ancora più in risalto gli altri eroi della storia. Si, di eroi ve n’è più d’uno. Nessuno può affrontare il male da solo, toccherà capirlo anche a Batman. Non è che Bale non mi piaccia, intendiamoci, l’ho sempre visto molto adatto per questo ruolo, però mi aspettavo di più da lui a livello interpretativo. Peccato.

Non male anche la Cat Woman di Anne Hathaway, sulla quale inizialmente nutrivo qualche dubbio, e che invece mi è piaciuta. Forse, io che non volevo fare confronti, temevo quello con Michelle Pfeiffer. Un’attrice molto cresciuta, rispetto all’insipida principessa della Disney. Quello della celebre ladra Selina Kyle non è un ruolo per tutte. Ho avuto un flash di Kirsten Stewart. Orrore e raccapriccio.

Marion Cotillard bella e brava come sempre
Un cast ricco anche nelle comparse, molte delle quali facce note. L’apparizione, verso la fine, di Teal’c (Stargate SG-1, serie tv. L’attore è Christopher Judge), mi ha davvero esaltata. Chiusa parentesi.

Volendo muovere un’ulteriore critica, concordo con chi ritiene che Gotham sia troppo poco Gotham e troppo New York. Vero. Se desiderate sapere come figuri architettonicamente la città dell’uomo pipistrello nella mia immaginazione, venite tutti a Firenze in visita al nuovo tribunale di Firenze. Ogni volta che lo vedo temo che da un momento all’altro spunti Joker da una finestra dichiarando che moriremo tutti.

Qualche sequenza tipicamente americana in cui viene patriotticamente inquadrata la bandiera, e qualche altra di stampo apocalittico che però, grazie alla bravura del regista in questo campo, nella sua classicità è fonte di grandi emozioni.

Non ho letto i fumetti, quindi non me ne vogliano gli esperti di supereroi, tuttavia, giunti ormai al termine della trilogia, posso dire che la chiave di lettura di Nolan mi è piaciuta molto, cosa che non era successa, per esempio, con lo Spiderman di Sam Raimi.
Soprattutto ho amato i suoi personaggi, protagonisti di un cartone animato eppure così reali, così umani.

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