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Il cavaliere oscuro – Il ritorno: la recensione di SaraCarda

Il cavaliere oscuro – Il ritorno: la recensione di SaraCarda

Quando l’eroe diventa un uomo
Il Cavaliere Oscuro è tornato e porta un ultimo messaggio

Lo avevamo lasciato con il cuore distrutto dalla morte della sua amata e con la reputazione rovinata per suo desiderio per salvare un’ideale di giustizia che avrebbe aiutato la città, un ultimo grande sacrificio per la sua Gotham City, prima che sparisse nella nebbia, nelle tenebre da dove era arrivato. E così lo ritroviamo, otto anni più tardi, ancora nella nebbia, ora fatta di dolore e rimpianti, di disperazione e rassegnazione, che lo trattiene tra le mura di casa, nascosto agli occhi di un mondo di cui non vuole più fare parte. Il pubblico lo vede, sa perfettamente chi sia, è Batman, il Cavaliere Solitario, eppure stenta a riconoscerlo perché nel volto invecchiato e spento che appare sullo schermo non c’è traccia dell’eroe invincibile dell’immaginario collettivo, ma solo un uomo qualsiasi a cui la vita a sottratto affetto e dignità. Ma è questo il carattere distintivo del Batman di Christopher Nolan, il regista che dal 2005 si è riproposto di presentare la storia dell’uomo pipistrello sotto una luce nuova; non come un eroe invincibile come l’invulnerabile Superman, non un cavaliere senza macchia e paura come il virtuoso Capitan America, ma come un uomo. Un uomo capace di sbagliare ma che impara dai suoi errori, un uomo in grado di amare e pronto a tutto per difendere le persone a lui care, un uomo con degli ideali e dalla sua solo una grande forza di spirito per realizzarli. Un uomo che può cadere ma che è in grado di rialzarsi più forte di prima e di continuare a lottare per ciò in cui crede.

Questo è Batman per Nolan, un Batman che l’attore Christian Bale porta magistralmente sul grande schermo e nel nostro cuore per la terza volta con l’ultimo capitolo cinematografico della nuova saga, “Batman – The Dark Knight Rises” (nelle sale dal 29 agosto). Un Batman che ha appeso il mantello al chiodo, apparentemente sconfitto dalla vita, ma pronto a risorgere, come suggerisce il titolo stesso, quando i cittadini di Gotham lo invocheranno nel momento di maggior bisogno. Un ritorno dalla nebbia e dalle tenebre interiori, una lotta principalmente per ritrovare la forza di agire e fare ciò che è giusto più che con un nemico esterno, un viaggio psicologico che mostra come quando ogni cosa sembra perduta, se lo si vuole si può risorgere anche dalle ceneri al pari di una mitologica fenice. E quando il messaggio arriva, lo spettatore si rende conto che se all’inizio faticava a riconoscere l’eroe invincibile che immaginava nei tratti del protagonista, era perché davanti a lui non c’era uno stereotipato superuomo, ma solo un uomo, come lui, come tutti noi, il cui unico potere è la forza di volontà di agire, un potere che noi tutti abbiamo, un potere che se usato può trasformare noi tutti in eroi perché per divenire tali non serve compiere grandi imprese, basta fare la cosa giusta, anche un minimo gesto, come “mettere il cappotto sulle spalle di un bambino per fargli capire che il mondo non è finito”, come lo stesso Batman dichiarerà alla fine del film all’amico di sempre, il detective Gordon con il volto di Gary Oldman.

Ed è con questo messaggio che si conclude il viaggio del Cavaliere Oscuro, un viaggio che dura ben 166 minuti di pellicola. Due ore e mezza di tensione e adrenalina, dove Bruce Wayne, sconfitto e umiliato dal nemico Bane (a cui da vita Tom Hardy), un seguace di Ra’s al Ghul (mentore non che poi nemico di Batman nel primo capitolo “Batman Begins” interpretato da Liam Neeson) con lo scopo di portare a termine il compito del suo maestro ossia distruggere Gotham, dopo aver raggiunto il fondo del baratro risalirà verso la luce interiore e fisica, salita rappresentata simbolicamente nel film dalla fuga da una disumana prigione orientale, per tornare atteso e acclamato dalla sua gente salvandola con nuova forza e ritrovato spirito. Un’impresa in cui verrà aiutato da un personaggio d’eccezione, la sensuale quanto letale Catwoman/Selina Kyle, presente nei fumetti dell’uomo pipistrello ma finora mai comparsa nella serie di Nolan. Un personaggio che consente alla sua interprete Anne Hathaway di mostrare al pubblico un volto completamente nuovo rispetto a quello acqua e sapone della ragazza della porta accanto a cui ci aveva abituati con “Il Diavolo Veste Prada”. Un volto di aggressiva femminilità che è quasi un invito all’intraprendenza femminile in un mondo cinematografico dove di rado anche le donne possono vestire i panni delle eroine indipendenti invece di limitarsi a essere salvate alla Lois Lane; un volto accattivante che nasconde un carattere forte e una mente sveglia che la Hathaway impersona talmente bene da sostituire con maestria la precedente Michelle Pfeiffer, Catwoman in “Batman – Il Ritorno” di Tim Burton.

Se gli effetti speciali, essendo degni di Hollywood, sono ormai scontatamente da lasciare senza fiato, un ultimo appunto lo merita la trama stessa del film, che sotto l’intreccio semplice di “buoni contro cattivi” si presenta una più complessa e sottile critica dei nostri tempi, palesata soprattutto nella scena in cui Bane crea scompiglio manovrando il mercato azionario entrando nel database della borsa di Gotham, mostrando come il loro mondo venga gestito da quel semplice sistema, e sottolineata da una frase di Selina Kyle sussurrata all’orecchio di Christian Bale durante un ballo di beneficenza, “Come avete potuto pensare di vivere così alla grande, lasciando così poco per tutti noi?”, criticando il lusso sfacciato di politici e imprenditori a dispetto di coloro che faticano ad arrivare a fine mese.

Frecciata diretta alla crisi dei nostri tempi o semplice battuta da film? Agli spettatori l’ardua sentenza, ciò che è certo è che l’ultimo capitolo targato Nolan della saga di “Batman” si presenta come un imperdibile evento cinematografico della stagione, una degna conclusione delle vicende di Bruce Wayne destinata a eclissare le precedenti trasposizioni sull’eroe dal mantello nero. Un cocktail di adrenalina e colpi di scena, che fa riflettere sul nostro tempo ma soprattutto su noi stessi, sulla nostra forza interiore e se anche noi, tirandola fuori, possiamo compiere quel piccolo gesto per migliorare il mondo e diventare eroi.
Carda Sara

Voto 5/5

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