Il Dittatore: la recensione di venarte

Mai come per questo film l’aggettivo “demenziale” va inteso come un complimento. Stiamo parlando de Il dittatore, l’ultima irriverente creatura dello scatenato Sacha Baron Cohen. L’ex Borat impersona l’ammiraglio generale Aladeen, supremo leader dell’immaginario stato arabo Wadiya, che cerca in tutti i modi di impedire la firma di una nuova costituzione democratica in quanto il suo popolo adora essere oppresso. Nato già con la barba, dedito al gioco della Wii e dotato di conoscenze nucleari apprese dai cartoni animati, il dittatore in questione si pone l’obiettivo di fugare ogni pericolo sulla diffusione nel suo paese della stampa libera, dei diritti civili e delle donne al volante. Per raggiungere il suo scopo si reca in missione nel “nido del diavolo”: l’America costruita dai neri e di proprietà dei cinesi. Qui però s’imbatte in Zoe, un’attivista che, credendolo un rifugiato e dopo avergli insegnato alcune tecniche di autoerotismo, lo farà innamorare e riuscirà a redimerlo(?).
Ancora una volta doppiato dall’arabeggiante Pino Insegno, il politicamente scorretto Baron Cohen si dimostra insuperabile nella sua comicità trash ma satiricamente pungente e sprezzante. Il risultato è un commedia ilare che, spingendo al massimo sul grottesco, non può che strappare allo spettatore grasse risate.

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