In Italia si producono prevalentemente commedie. Ma quel poco cinema di valore che riusciamo a sfornare di solito attinge a piene mani da fatti di cronaca nera che di certo non fanno brillare il nostro paese all’estero. Ciò non vuol dire che sia sbagliato, anzi, tutt’altro. Ma c’è da dire che è un peccato che qui in Italia non si provi a sfruttare ciò che il nostro paese ha di positivo: la cultura. Se gli americani hanno realizzato un ottimo prodotto raccontando la vita dell’inventore di Facebook, perché noi di biopic non ne giriamo?
Proprio per questo faccio ancora fatica a credere che “Il giovane favoloso” sia un film italiano. Il regista Mario Martone racconta la vita di Leopardi senza limitarsi però ai puri fatti cronologici. Partendo dalla giovinezza, vissuta nella villa del padre a Recanati, ci viene mostrato il rapporto ambivalente con quest’ultimo. Complice la straordinaria interpretazione di Elio Germano, lo spettatore entra in empatia con il protagonista e ne condivide il desiderio di un’indipendenza dal padre che significherebbe a sua volta una piena libertà poetica e di pensiero. Libertà di pensiero che lo porterà poi in contrasto con molti letterati dell’epoca, causa la sua visione pessimista del mondo.
Il film vanta una messa in scena praticamente perfetta valorizzata da una regia di stampo teatrale che mette in risalto le ottime interpretazioni degli attori. Ma tralasciando i pregi tecnici, il vero valore in più che questo film possiede è il fatto che il Leopardi di Germano non è il genio che tutti gli studenti delle superiori odiano. Oddio, è anche quello. Ma ancor prima, il Leopardi di Germano è un ragazzo rassegnato comunque sempre alla ricerca del suo posto nel mondo.